FIRENZE – E’ morto asfissiato perché ha deciso di rientrare nel capannone in fiamme per recuperare i suoi documenti, importanti perché gli servivano per chiedere di ricongiungersi alla moglie e ai due figli che abitano in Kenya.
Così ha perso la vita Ali Muse, il 44enne somalo deceduto nel rogo di ieri notte nel capannone a Sesto Fiorentino, secondo quanto riferito da alcuni testimoni. “Era riuscito a salvarsi dalle fiamme ed uscire dal capannone – racconta uno degli stranieri che si sono salvati – ma quando si è accorto che i documenti per il ricongiungimento familiare erano rimasti dentro è rientrato per recuperarli, ma purtroppo non è più riuscito ad uscire, probabilmente perché la sua camera era una delle più lontane dalla porta”.
La procura di Firenze intanto sulla vicenda ha aperto un fascicolo, valutando come prime ipotesi di reato quelle di incendio colposo e omicidio colposo. L’immobile è stato sequestrato.
Nel frattempo le persone rimaste senza riparo dopo il rogo del capannone sono ospitate da ieri notte in due tende allestite in tuta fretta dalla protezione civile enlla piazza Mazzoni. “Una situazione ingestibile – segnala Serena Leoni, coordinatrice dei Medu, i Medici per il diritti umani, che da tempo monitorano da punto di vistasanitario la comunità che avava trovato rifugio nel capannone. “Ci sono 80 persone circa, con due tende senza riscaldamento che ne possono contenere al massimo 20 ciascuna”.
Mancano anche i bagni chimici: ne dovrebbero arrivare due nelle prossime ore, assiemed altre 3 tende da parte della Protezione civile. Nel pomeriggio dei pasti caldi sono stati distribuiti dal personale della Misercorsia. Tutto fa dunque pensare che gli sfollati saranno costretti ad un’altra notte in tenda.
Dal maggio del 2015, riferisce l’associazione, nel capannone viveva una comunità di persone di origine somala ed etiope – tra i 70 e 150 persone a seconda dei periodi – in gran parte arrivate dopo lo sgombero dell’occupazione di via Slataper a Firenze. Lo scorso gennaio le forze dell’ordine avevano staccato la corrente, per cui gli occupanti si erano allacciati abusivamente con un impianto di fortuna. All’ interno, segnalano ancora i Medu, “lo stabile era stato diviso con pannelli di compensato per creare stanze singole, quando pioveva i locali si allagavano e c’erano fili scoperti”