FIRENZE – Era il 1976 quando i “soliti ignoti” riuscirono a penetrare nello scrigno di Palazzo Mozzi a Firenze, che custodisce la collezione Bardini, riuscendo a portare a termine il proverbiale “audace colpo”, con un malloppo da oltre 500 pezzi, tra dipinti, oggetti e monete.
Oggi, a distanza di 40 anni, una parte di quel bottino è stato recuperato grazie al paziente lavoro degli uomini del Nucleo dei Carabinieri di Tutela del Patrimonio Culturale che, a partire da segnalazioni e ritrovamenti singoli anche causali, ha ripercorso a ritroso, passo passo, i passaggi di mano delle opere rubate. E che in gran parte saranno retsituite alla’ammirazione del pubblico, con l’esposizione a breve nella villa medicea di Cerreto Guidi.
Tutto è partito dal 2003 dal ritrovamento di una “Madonna con bambino” del XVI secolo, della scuola del Pontorno, in possesso di un antiquario di Foligno (Pg). Da lì è iniziato una lenta ricostruzione della rete dei traffici che ha condotto, tra 2013 ed oggi, al ritrovamento di alcuni albarelli (recipienti usati per contenere spezie ed erbe medicamentose) di manifattura toscana (Siena a Cafaggiolo) e marchigiana (Casteldurante) rusalenti al XVI e XVII secolo, boccali da farmacia, ma anche due piatti in ceramica – tra cui uno del XVI secolo realizzato per Alessandro de’ Medici – un piatto in argilla etrusco del IV a. C., e un calamaio portapenna creato per una nobile famiglia fiorentina.
Le opere sono state r
intracciate in tutta Italia – da Milano a Viterbo – ma in partitcolare nel territorio toscano, tra
Firenze, Sansepolcro e Anghiari. Per le maoliche d’uso delle farmacie si stima un un
valore tra i 60 e 70 mila euro, mentre per gli altri manfatti il valore è semplicemente inestimabile.