ROMA – Nelle zone del Centro Italia colpite 5 giorni fa dal sisma il governo rifugga dal modello delle “new town” adottato all’Aquila nel 2008 e si scelga il dialogo e la co-progettazione con i residenti degli spazi aggregazione e vita comunitaria che dovranno risorgere.
Mentre ancora si scava tra le macerie di Amatrice, Accumoli, Pescara del Tronto, Arquata e di tanti piccoli paesi e frazioni che non esistono più, già si parla di ricostruzione. E così anche l’Arci nazionale fa sentire la propria voce, lanciando un appello al governo si scarti l’idea di un piano calato dall’alto e opti invece per un confronto con i residenti: “Occorrerà tarare gli interventi – si legge in una nota – proprio su quelle comunità che resteranno dopo l’emergenza. Persone legate a quei luoghi, nate e cresciute lì, le uniche che sanno realmente che cosa è andato distrutto, oltre le case”. “L’anima dei luoghi – ricorda l’Arci citando le parole di Renzo Piano – non si può cancellare. Chi ha subito un trauma terribile deve poter tornare a vivere dove è sempre stato”.
Un’opera complessa in cui l’Arci rivendica un ruolo attivo, nell’analisi reale dei bisogni culturali e ricreativi, e del’ascolto costante delle persone. “Attendiamo però – si spiega – che siano gli Amatriciani, gli abitanti di quei paesi che vogliono restare ad indicarci la direzione”.
Nel frattempo, l’Arci nazionale, assieme ad Arci Rieti e Arci Ascoli, inviano un ringraziamento ai circoli ed i comitati Arci di tutta Italia per il grande slancio di solidarietà di cui stanno dando prova.