Piazza del Duomo quasi piena martedì 12 luglio per il concerto di The National e Father John Misty al Pistoia Blues. Una delle serate più partecipate del festival secondo lo staff, anche se forse sono un po’ disattese le aspettative iniziali visto che per la band di Brooklyn è l’unica data italiana, mentre per l’ex Fleet Foxes una dei pochi appuntamenti nel nostro paese.
Father John Misty inaugura la serata alle 20 in punto: 40 minuti di concerto in grande stile, con cinque musicisti sul palco e un Joshua Tillman in splendida forma, che coinvolgono non solo il prorio pubblico, ma anche chi è lì per ascoltare gli headliners.
Berninger and co. non fanno aspettare i loro fan e alle 21.30 attaccano a suonare davanti ad una piazza che li accoglie entusiasta; sicuramente non tutti sono riusciti ad ascoltarli nel 2015 a Lucca e sicuramente non sanno quando potranno ritrovarli dal vivo.
Nonostante questo, bastano quattro/cinque pezzi perché la tensione cali visibilmente (e con lei anche gli schermi dei cellulari) e le cause sono due: i suoni non sono buoni, si sente fortissima la batteria, si distingue la voce, ma la chitarra e il trombone presenti sul palco non emergono, non si sentono i soli non si sentono le melodie e il pubblico si accorge che manca qualcosa; e il mood della band, Matt Berninger e soci suonano, ma non comunicano granché.
Per fortuna la situazione non resta invariata, e dopo un’ora di concerto l’atmosfera generale migliora, la band inizia a interagire con il pubblico, due battute e qualche discorso, e recupera in parte l’attenzione perduta.
La scaletta d’altronde è all’altezza delle aspettative: tanti i brani da High Violet (England, Terrible love, Runaway), il successo del 2010, e soprattutto dall’ultimo lavoro Trouble will find me (Trouble will find me, I need my girl, Pink Rabbit, Graceless) del 2013, un’apprezzatissima e tiratissima “Squallor Victoria” insieme a “Slow Show” da The Boxer (2007), la prevista cover dei Gratheful Dead dall’album tributo “Day of dead”, curato proprio dai fratelli Dessner, e un inedito “Sometimes i don’t think”.
Non mancano i bis, che alzano decisamente il phatos del concerto: Matt Beringer scende tra il pubblico mentre canta Terrible Love (High Violet) e (sfruttando un microfono dotato di cavo chilometrico) si arrampica sulla tribuna alla destra del palco tra decine di smartphone parati e l’esaltazione generale. A chiudere due ore abbondanti di concerto incvece una versione di “Vanderlyle Crybaby Geeks” (High Violet) completamente unplugged, cantata insieme al pubblico.
Se ne vanno così dal palco del Pistoia Blues i cinque musicisti, lasciando i fan soddisfatti, ma consapevoli di non avere avuto il 100%, sicuramente in termine di qualità del suono, ma anche dal punto di vista dell’intesa con il pubblico e del mood sul palco. Uscendo da Piazza del Duomo, i commenti sulle cause di questa sfumatura lo-fi sono vari: c’è chi dice che nei club la band rende meglio, c’è chi da la colpa ai suoni, c’è chi mormora che Matt Beringer ci stia dando un po’ troppo dentro con l’alcol (effettivamente sul palco una bottiglia di vino se l’è bevuta), c’è chi invece pensa che il mood sia un po’ quello e che magari questa non rientra tra le serate migliori.
The Avalanches 'Wildflower' Etichetta: XL recordings Distribuzione: Self Promozione: Spin-go! Uscita: 8 luglio 2016 Trascorsi 18 anni dall'esordio discografico con il pluripremiato ealbum "Since I Left You", finalmente gli austrialiani The Avalanches hanno pubblicato il secondo nuovo lavoro "Wildflower", uscito l’8 luglio 2016 per l'etichetta XL recordings. Scritto dal duo Robbie Chater e Tony Di Blasi, da sempre base creativa della band, Wildflower può essere visto come "Smile" dei The Beach Boys […]