FIRENZE – Un patto per l’accoglienza tra l’associazionismo e la cooperazione sociale, enti locali e governo. A chiederlo, rivolgendosi direttamente al ministro degli INterni Alfano, è il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, ieri dal Meeting antirazzista dell’Arci in corso a Cecina, dove ha preso parte ad un dibattito-confronto con la presidente nazionale dell’ARCI, Francesca Chiavacci.
Proposta che la presidente nazionale Chiavacci ha subito accolto e rilanciato: “Una scelta che può davvero caratterizzare un’azione legata a una cultura di sinistra” e “dare uno sbocco operativo all’azione che volontariato e associazionismo hanno condotto finora, anche facendo un lavoro per ridefinire ciò che è emergenza e ciò che non lo è”.
I profughi, ha ricordato Rossi, in Toscana sono meno di 9 mila rispetto a 3,7 milioni di abitanti: “Una percentuale bassa, bassissima, che può diventare una risorsa. “Il modello toscano – ha detto – ha dimostrato di funzionare dopo che in tanti ci hanno riso su, se i prefetti anche qui intendono invece requisire caserme vuote o campeggi e creare mega centri di raccolta, facciano, non posso impedirlo, ma resto fortemente contrario”. “Chi parla di invasione di migranti – ha aggiunto – li trasforma in insetti da comprimere in campi di falsa accoglienza”.
Come fare? Per Rossi è tutto un sistema normativo e culturale che va cambiato, dando nuovi poteri a Regioni ed enti locali per progetti di inclusione lavorativa, sociale, attività di utilità sociale. “Dobbiamo creare strumenti di legge – ha spiegato Rossi – che consentano di agire a livello locale, altrimenti si rischia solo di alimentare la palude del rifiuto dove nuota chi vuole solo alimentare razzismo e violenza”.