AREZZO – L’ultimo consiglio d’amministrazione di Banca Etruria – presieduto da Lorenzo Rosi e del quale erano vicepresidenti Alfredo Berni e Pierluigi Boschi, padre del ministro delle Riforme – finisce sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti. La procura di Arezzo intende chiarire i motivi di una buonuscita da un 1,2 milioni di euro deliberata il 30 giugno 2014 a a favore dell’ex direttore generale Luca Bronchi: sull’episodio il procuratore capo Roberto Rossi ha chiesto un approfondimento al nucleo tributario della Guardia di finanza di Arezzo e di Firenze.
Non è ancora certo, tuttavia, se Rossi abbia formalmente aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta. Bronchi è attualmente sotto processo per ostacolo alla vigilanza e indagato per false fatturazioni nell’ambito dei primi due filoni d’indagine dell’inchiesta aretina.
Alcuni mesi dopo quella riunione del Cda, nel febbraio 2015 la banca venne commissariata e, un anno dopo, dichiarata insolvente con trasmissione degli atti dal Tribunale fallimentare alla procura di Arezzo per l’eventuale apertura di un fascicolo per bancarotta fraudolenta.