FIRENZE – “Somministrare prodotti di qualità è un obiettivo comune, ma non possiamo rischiare di farlo in questo modo, altrimenti tra dieci anni ci ritroveremo con una cucina conformata“. Andrea Angelini, vicepresidente di Confcommercio Firenze, esprime la perplessità dell’associzione riguardo il disciplinare della giunta comunale secondo cui nel centro storico i nuovi alimentari potranno aprire solo se venderanno il 70% di prodotti locali o a filiera corta.
“Lavorare sulla qualità della somministrazione non significa prendere in considerazione esclusivamente il prodotto e la materia prima – spiega – ma fare provvedimenti su più elementi, dalla gestione dell’accoglienza a quella degli spazi per esempio”.
Nonostante le critiche e le polemiche, il Comune sembra intenzionato ad andare avanti sull’idea di introdurre un disciplinare che imponga il divieto di aperture di nuovi ristoranti a meno che non utilizzino il 70% dei prodotti a filiera corta.
Dopo lo “schiaffo” ricevuto dalla direttrice dell’enoteca Pinchiorri, Annie Féolde, che aveva criticato senza mezzi termini le nuove regole (“la provenienza non è alcun modo indice di qualità”), la giunta comunale risponde con la diplomazia, ed ha invitato la stessa Féodle a far parte della commissione di 5 saggi che nell’idea della giunta sarà incaricata di valutare la genuinità dei menu ed eventuali deroghe alla regola generale. “Chi meglio di lei – dice l’assessore Giovanni Bettarini – potrebbe aiutarci a giudicare la qualità delle proposte?”.