FIRENZE – “Spiace vedere notizie date in modo così inesatto e superficiale, senza la minima aderenza alla realtà dei fatti, ma solo seguendo i deliri e le congetture di alcuni rappresentanti di un partito come la Lega che cerca voti sulla pelle dei migranti e dei più deboli, e sulla cui natura xenofoba ormai è anche superfluo spendere parole. Parole che preferiamo spendere per illustrare, numeri alla mano, di cosa si parla quando si parla della collaborazione di Arci con il Comune di Scandicci”.
Così il presidente di Arci Firenze, Jacopo Forconi, rispondendo alla notizia, data dal TGT di giovedì 18 febbraio, della denuncia del capogruppo della Lega Nord in Regione Toscana, Manuel Vescovi, e ripresa dal capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Toscana Giovanni Donzelli.
Ascolta l’intervista a Jacopo Forconi, ospite stamani della trasmissione Newsbox di Novaradio.
“In quattro anni, 100.000 euro affidati per una ricerca sui flussi migratori nel comune di Scandicci” denunciano i leghisti, gridando allo scandalo, e da Arci arriva, puntuale la risposta. Ciò di cui si parla è, molto semplicemente, un bando di gara per la collaborazione nella gestione dei fenomeni migratori che Arci, tra quattro soggetti partecipanti, ha vinto due anni fa, forte dell’esperienza maturata nella gestione dei servizi ai migranti. Nel servizio andato in onda si parla, invece, di 100.000 euro che Arci avrebbe ottenuto per redigere una ricerca sull’andamento dei flussi migratori.
“Da un lato, il capogruppo in Consiglio Regionale Manuel Vescovi, forse dovrebbe interrogarsi sul significato delle parole – attacca Forconi – dato che, come si legge nel bando di gara pubblico, quindi a disposizione dei consiglieri leghisti così come dei giornalisti che avrebbero dovuto verificare le informazioni prima di trasmetterle, i 25.000 euro annui sono il compenso per il soggetto vincitore della gara, e quindi Arci, per la collaborazione nella gestione dell’Ufficio Immigrati del Comune di Scandicci che dal 1998 “fornisce ai cittadini immigrati strumenti informativi e prestazioni di assistenza per favorirne l’integrazione all’interno della comunità locale, nonché la consulenza necessaria alla regolarizzazione di lavoratori stranieri sul territorio, ai ricongiungimenti familiari e all’orientamento di servizi pubblici e privati nel territorio”.
La ricerca di cui il Consigliere Vescovi parla, con toni tanto sprezzanti, altro non è che il report annuale del servizio, report che rientra nella convenzione e che basterebbe leggere per capire la straordinaria importanza del servizio di sportello: se in un anno sono stati 4541 i cittadini di oltre 60 nazionalità differenti, (tra cui il 7% di italiani che chiedevano informazioni su ricongiungimenti o, come negli anni precedenti, sulla regolarizzazione di collaboratrici domestiche), evidentemente è un servizio che serve a una gran parte di utenti.
Al 31 dicembre 2015, il Comune di Scandicci conta 3529 cittadini non europei e 1469 europei, per un totale di 4998 stranieri residenti, su un totale di 50.000 abitanti. Un decimo della popolazione residente a Scandicci è straniera. “Dobbiamo considerarli cittadini fantasma? O permettere loro di integrarsi fornendo le informazioni e i servizi migliori per questo scopo?”, chiosa Forconi.
Gli sportelli si occuopano di fornire assistenza qualificata a cittadini non italiani per la compilazione dei moduli relativi alle richieste di rilascio e rinnovo di tutti i titoli di soggiorno; consulenza e compilazione per le domande di ricongiungimento familiare, informazione e consulenza sui corsi di lingua, compilazione del nulla-osta al lavoro: dati e servizi sono facilmente reperibili e consultabili online.
La “denuncia” dei consiglieri leghisti e ripresa da Donzelli si scaglia anche contro uno dei membri della commissione che a suo tempo valutò i progetti, l’esperto di sociologia urbana e, in quel periodo, membro del Comitato scientifico della Fondazione Giovanni Michelucci, Nicola Solimano e contro il fratello Marco, presidente di Arci Livorno e a lungo garante dei diritti dei detenuti, perché entrambi ex Prima Linea. “Evidentemente – aggiunge una nota dell’Arci – per i consiglieri leghisti e per gli esponenti di Fratelli d’Italia, aver pagato il proprio conto con la giustizia e aver scontato la propria condanna non è condizione sufficiente per portare avanti la propria vita e mettersi al servizio della comunità”.