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TOSCANA – Con 10.000 cartoline consegnate oggi alla Regione Toscana, la Cisl chiede alla giunta di Eugenio Giani di revocare l’aumento dell’addizionale regionale Irpef deciso a dicembre 2023 e di cui i residenti hanno iniziato a sentire le conseguenze nella busta paga e nel cedolino della pensione di gennaio 2025. La Cisl Toscana oggi le ha consegnate in sacchi depositati in Palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza della giunta regionale toscana. Davanti, in piazza Duomo, il sindacato ha organizzato ieri un presidio di protesta.
Secondo quanto risulta alla Cisl, l’addizionale regionale per chi ha il domicilio fiscale in Toscana è stata ritoccata per i redditi 2024 e, in sede di dichiarazione dei redditi (che si potrà presentare dal 15 aprile 2025) saranno calcolate le nuove aliquote Irpef. Alcuni scaglioni di reddito restano invariati (fino a 15.000 euro – addizionale regionale Toscana 1,42%; da 15.001 a 28.000 euro – addizionale regionale 1,43%; in entrambi non ci sono aumenti rispetto al 2023), altri mutano: da 28.001 a 50.000 euro – addizionale regionale toscana 3,32% (ma era 1,68% nel 2023); reddito oltre 50.001 euro – addizionale regionale toscana 3,33% (era all’1,73% nel 2023).
“Questa addizionale regionale – ha ricordato Silvia Russo, segretaria generale della Cisl Toscana – è stata messa per sistemare un buco di bilancio della sanità. Noi ritenevamo allora e riteniamo anche adesso, visto che ormai l’abbiamo provata e sperimentata sulla nostra pelle, che occorra trovare soluzioni diverse. Le soluzioni diverse non sono solo di aspettare il payback, perché purtroppo questa soluzione potrebbe non arrivare mai”.
Per Russo, dunque, bisogna “innanzitutto andare a verificare se nella sanità ci sono sprechi o se ci sono situazioni in cui si possono utilizzare al meglio le risorse”. Il modo c’è, ne è convita la segretaria, che lancia alcune proposte del sindacato: rivedere molte delle esternalizzazioni che son state fatte negli ultimi anni, in molti casi è possibile risparmiare con i servizi in house, riassumendo personale aggiuntino come prevede il decreto Calabria, e fare una seria revisione dei contratti di affitto sia attivi che passivi degli immobili della Regione”.