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È di 70 feriti almeno due morti il bilancio dell’attacco dell’esercito turco alla diga di Tashreen / Tichrienne che si trova sul fiume Eufrate, a 75 km a sud di Kobane, al confine tra il Confederalismo Democratico del Rojava e la Provincia di Aleppo in Siria. La zona da ormai molti giorni è oggetto degli attacchi dell’Aviazione di Ankara. Per questo da più parti del Nordest sono accorse centinaia di persone per presidiare la diga, che ha non solo un un ruolo strategico per l’ambiente e l’economia e il cui danneggiamento provocherebbe gravi danni sia economici che ambientali, racconta a Novaradio Viola, una ricercatrice italiana che si trova sul posto.
Le proteste hanno preso la forma tradizionale di canti e balli tradizionali nel piazzale del parcheggio della diga: proprio mentre si svolgeva l’iniziativa, due giorni fa sulle persone sono piombati i missili facendo almeno due vittime e una settantina di feriti. “È necessario che la notizia dell’attacco circoli – dice Viola – e che la comunità internazionale faccia immediatamente pressione sulla Turchia perché gli attacchi cessino: si tratta infatti di persone civile disarmate che non rappresentano in alcun modo un pericolo militare”.