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FIRENZE – Sembrerebbe essere davvero agli sgoccioli la lunga attesa per l’inaugurazione della struttura destinata ad accogliere donne sole e fragili, comprese donne incinte, come misura alternativa alla detenzione in carcere. La struttura, individuata grazie alla collaborazione tra Comune (che pagherà il costo dell’ospitalità) e Caritas (che mette a disposizione un suo immobile), è praticamente pronta per poter ospitare 4/6 ospiti e sarà inaugurata “a breve”: un’attesa più di giorni, che di mesi, dunque. A confermarlo è l’assessore al sociale Nicola Paulesu, che parlando stamani a Novaradio delle “condizioni inaccettabili di vita dei detenuti di Sollicciano” evidenziate anche dal recente sopralluogo della commissione sociale di Palazzo Vecchio, che ” rendono difficile portare avanti gli obiettivi di rieducazione e reinserimento sociale” del carcere.
Per questo, ha spiegato l’assessore, il Comune sta lavorando in particolar modo sul fronte dei percorsi di sostegno al reinserimento e di assistenza socio-sanitaria destinati reclusi cui siano accordate misure alternative al carcere o in uscita dalla detenzione. “Già il Comune ha alcune strutture destinate a questo – dice l’assessore – ma c’è la volontà di aumentare i posti per il fine pena e le misure alternative”.
Come alternative al carcere ordinario, per le donne incinte e le giovani madri anni fa era stato pensato il progetto ICAM (Istituto custodia attenuata per madri): previsto nel 2010 con un primo stanziamento della Regione ma mai realizzato, ed ora considerato superato a favore di un modelli assimilabili ad una “casa di accoglienza” anziché ad una struttura detentiva vera e propria.
La nuova struttura per donne si aggiungerà a quelle già presenti da tempo a Firenze per i detenuti maschi in uscita dal carcere, il Samaritano e Casanova (24 posti), e a quelle più recentemente attivate: Casa Mimosa (gestita dalla Caritas) che prevede 2 posti destinati a persone a fine pena che non hanno la possibilità di altro tipo di accoglienza, seguiti da un educatore, e al centro di un percorso personalizzato che prevede accoglienza, orientamento ai servizi del territorio, la ricerca di un lavoro e di un alloggio, l’assistenza per i documenti, in collaborazione con avvocati e servizi sociali. E la Casa del Melograno (gestita dalla Diaconia Valdese) che offre a 6 uomini maggiorenni in esecuzione penale ed ex detenuti un percorso individualizzato che comprende alloggio, tirocini, inserimenti lavorativi e attività di volontariato.