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Dopo il “decreto Caivano” carceri minorili al collasso, a Firenze sovraffollamento al 120/160%: “Tradita la missione rieducativa” – ASCOLTA

today02/12/2024

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    il cielo e la stanza 04 – 02122204 – Carceri minorili nell’era post-Caivano

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Per anni gli IPM – Istituti penali minorili, hanno rappresentato, tra molte virgolette, una “isola felice” nel desolante panorama del sistema carcerario italiano: numeri limitati, strutture “a misura” di detenuto, attenzione ai percorsi di educazione e reinserimento. Oggi non è più così, e la ragione sta nel crescente sovraffollamento delle carceri: a maggio 2023 i detenuti minori in Italia erano 395, oggi sono 565: un aumento del +43% in soli 18 mesi, che ha porttato 15 dei 17 IPM italiani a superare i limiti di capienza. A Firenze, l’IPM Meucci, con 17 posti a disposizione ha registrato nell’ultimo anno una media di 20 reclusi con punte fino a 27 (tasso di sovraffolamento del 160%). “Una situazione mai vista prima – spiega Alessio Scandurra, responsabile Osservatorio carcere dell’Associazione Antigone – si è dovuti ricorrere all’acquisto di brande per ospitare i ragazzi. Senza contare che non bastano più educatori, pedagoghi e altre figure simili”.

Il “turning point” spiegano gli esperti arriva nel settembre 2023, con l’approvazione del c.d. “Decreto Caivano”, varato dal governo dopo alcuni gravi fatti di cronaca che hanno avuto per protagonisti minori. L’effetto carcero-centrico, spiega Sofia Ciuffoletti, presidentessa associazione L’Altrodirito – è dovuto sia all’aumento delle pene per fatti di lieve entità che ha portato all’aumento del ricorso alla detenzione cautelare, ma soprattutto all’abolizione della ‘messa alla prova’ per alcuni reati, come la violenza sessuale, in cui percorsi di educazione e recupero “in società” sono essenziali per impedire la recidiva.

Una situazione che è destinata a peggiorare con il “decreto sicurezza” (DL 1660). “Questo a causa – spiega Marco Solimano, responsabile ARCi per le persone private della libertà – per l’inasprimento delle pene per alcuni reati e alcune norme specifiche. Ad esempio la c.d. norma ‘anti borseggiatrici rom’ che riporterà donne incinte e con bambini piccoli in carcere; o il reato di ‘rivolta penitenziaria’ che priva i detenuti dei mezzi pacifici per esprimere dissenso e protesta contro le condizioni carcerarie”.

In generale, con l’approvazione del decreto Caivano, si è assistito ad un ribaltamento dei principi e delle logiche della giustizia minorile: “Prima anche in casi di fatti gravi l’obiettivo era l’educazione del minore come persone e il suo reinserimento in società e si puntava a scongiurare la loro permanenza in carcere” spiega Vincenzo Scalia, docente di Sociologia della devianza all’Università di Firenze: “Adesso la soluzione alla questione minorile è il carcere, ma questo comporta la rescissione dei legami familiari, lo stigma sociale, e una marginalità che alla fine delle pena avrà creato nei fatti un nuovo criminale”.

Scritto da: Redazione Novaradio


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