FIRENZE – Una pista lunga 2.400 metri per l’aeroporto di Firenze consentirebbe un miglioramento della qualità dell’aria tra il 10% e il 20% rispetto all’ipotesi di pista di 2.000 metri, per via delle migliori condizioni di operatività degli aeromobili. Lo dice lo studio d’impatto ambientale realizzato dalla società Ambiente per conto di Adf, presentato oggi a Firenze.
Le emissioni aeroportuali in termini di ossidi di azoto, secondo lo studio, incidono per meno dell’1% sul totale provinciale, in termini di PM10 incidono per meno dello 0,05%, in termini di CO2 incidono meno dell’1%. Si prevede che la popolazione esposta ai limiti di legge di rumore aeroportuale (60 decibel) si riduca del 94% per il 2018 e dell’82% per il 2029. Dallo Studio di impatto sanitario, realizzato contestualmente, non emergono incidenze di rischio tossicologico e cancerogeno. Per le vibrazioni, secondo Ambiente, il contributo della nuova pista può essere considerato trascurabile.
“Siamo fiduciosi, abbiamo fatto un buon lavoro, impegnativo e molto approfondito “ha detto Marco Carrai, presidente di Adf, riguardo l’esito della procedura di VIA legata al potenziamento dell’aeroporto di Firenze. “Ci auguriamo che tutto sia pronto a fine 2017, quando sembra che ci possa essere il G8”. “Come dice lo studio – ha proseguito – non ci saranno problemi di natura ambientale: se e quando lo studio avrà l’autorizzazione da parte del ministero, dovremo fidarci delle istituzioni”.
In cambio della nuova pista, Adf mette sul piatto compensazioni ambientale di pari superficie per un totale di 146 ettari. Tra gli interventi, la deviazione del Fosso Reale, la creazione del parco peri-urbano da 200 ettari fra il sedime aeroportuale e il margine sud dell’abitato di Sesto Fiorentino; la creazione di un’area ecologico-ricreativa al posto della vecchia pista; la ricollocazione e riqualificazione delle aree umide protette, al fine di “ricreare il paesaggio agrario tipico della piana fiorentina.