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FIRENZE – Le elezioni in USA che stanno assegnando a Donald Trump la conquista per la seconda volta della Presidenza con un largo margine anche di voto popolare (a differenza del 2018) e una maggioranza conservatrice in entrambi i rami del Congresso, saranno ricordate per una campagna elettorale “completamente slegata dalla realtà politica, economica e sociale” effettiva degli Stati Uniti.
Ne è convinto Mauro Campus, docente di Relazioni internazionali alla Luiss, ricercatore all’Università di Firenze ed esperto di Stati Uniti prova a tracciare una prima analisi dei risultati: “Trump non ha mai parlato di temi concreti e reali, inanellando una serie di fake news e descrivendo un paesaggio economico che non corrisponde agli Usa di oggi, che con una crescita costante sopra il 3% è ancora la più forte economia del mondo.
Il problema è che questa ricchezza con Binde è stat distribuita in poco poco efficiente, soprattutto verso una classe più abbiente che elettoralmente conta poco”. Alla base del successo di Trump quindi “l’esplosione della classe media” e della conseguenze polarizzazione politica e sociale che ne è derivata. In secondo luogo la crisi dei partiti: quello conservatore, “diviso” e incapace di contrapporgli un’alternativa, e ovviamente di quello Democratico e di Biden stesso, che non ha avuto né il tempismo né il coraggio di fare un passo indietro e organizzare primarie” ed è stato costretto a ripiegare su Kamal Harris “onesta funzionaria ma che nei 100 giorni di campagna elettorale non si è segnalata per argomenti particolarmente forti” e non ha avuto “né l’energia, né le risorse, né la creatività per andare contro una macchina della comunicazione, come quella di Trump, completamente slegata dalla realtà”.
Dal punto di vista delle relazioni internazionali, invece, quali scenari dischiude la nuova vittoria di Trump? Sul quadrante Mediorientale, spiega ancora Campus, una ancor “maggior libertà per l’azione di Israele”, mentre sul fronte dell’impegno su altri quadranti “la diminuzione dei fondi da destinare agli aiuti militari”, ad esempio in Ucraina. Il che rappresenta anche un problema per l’Europa, mai così divisa e incapace di esprimere una posizione unitaria su qualunque tema di politica internazionale.