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Ad Alessandro Barbero il diploma ‘Honoris Causa’ della Scuola di archivistica. “Senza gli archivi non esisterebbe la riflessione critica su passato e presente” – ASCOLTA

today29/10/2024

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    Alessandro Barbero

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FIRENZE – “La guerra fa parte della storia umana così come fanno parte della storia umana tante altre cose che cerchiamo di sradicare, con la differenza che l’idea che “la guerra è una cosa sempre negativa, sempre sbagliata, che andrebbe eliminata del tutto” è un’idea recente. A quanto pare non è bastato dirlo. Qui in Occidente abbiamo creduto davvero che fosse possibile scrivere in Costituzione che il nostro paese la guerra non la farà mai come mezzo per risolvere delle controversie con altri paesi. Ecco, finché c’è stata gente che si è ricordata cosa è stata la guerra da noi, qui nel nostro paese la gente, quella cosa scritta nella costituzione brillava e aveva un senso, adesso c’è un po’ la sensazione che non c’è quasi più nessuno che si ricorda davvero che cosa vorrebbe dire fare la guerra, e quelle parole scritte in Costituzione rischiano di ‘impolverararsi’ un po’”.  Sono le parole dello storico e saggista Alessandro Barbero, che oggi a Firenze ha ricevuto il diploma ‘Honoris Causa’ della Scuola di archivistica, paleografia e diplomatica dell’Archivio di Stato di Firenze.

Il riconoscimento è stato dato perché Barbero, si legge nella motivazione, “ha saputo utilizzare con efficacia tutte le risorse comunicative disponibili oggi, associate ad un linguaggio chiaro e piano ma mai banale che, pur senza mai dimenticare l’analisi delle fonti storiche, è riuscito ad avvicinare il più vasto pubblico a questioni storiografiche anche molto complesse, suscitando in particolare nei giovani un vivo interesse per la storia e le sue fonti”.

“Ricevere questo diploma per me significa uno dei punti d’arrivo di una vita che io ho passato in luoghi come questo – ha detto Barbero a margine -. Per chiunque faccia il mio mestiere, lo storico, e specialmente per chi ha la mia specializzazione le giornate più belle di una vita sono quelle che passa in archivio. Quando dico ‘Vado in archivio, mi divertirò da matti’, vedo uno sguardo scettico negli occhi dei miei interlocutori. Per chi fa il mio mestiere passare una giornata in archivio è invece una delle cose più emozionanti del mondo. Questo riconoscimento è il coronamento di una vita”. “Sono lieto di aver contribuito a diffondere la conoscenza del patrimonio archivistico come base scientifica di quello straordinario scenario che è la storia”, ha aggiunto Barbero.

In occasione della consegna del diploma è stato esposto nell’auditorium dell’Archivio di Stato il cosiddetto ‘Libro di Montaperti’, ovvero ciò che rimane dell’archivio dell’esercito fiorentino relativamente alla storica battaglia ceh fu combattuta a pochi chilometri a sud-est di Siena, il 4 settembre 1260. Il libro fu catturato sul campo dai senesi, portato in città, e lì conservato a perenne ricordo della loro vittoria, ma che nel 1556, dopo la conquista di Siena da parte di Cosimo I, il duca fece riportare a Firenze dove da allora è custodito. La battaglia di Montaperti “è una storia molto italiana di campanili, non c’è solo in Toscana che gli italiani hanno questa caratteristica di odiarsi tra di loro. La cosa meravigliosa è che questo ci rende italiani. Significa appartenere a una città, una regione, con una fortissima identità. La battaglia di Montaperti è una bellissima sfida per uno storico”, ha dichiarato Barbero. “Quello che posso fare oggi – ha aggiunto – non è raccontare cosa è successo quel giorno del 1260. Cosa è successo davvero nessuno lo sa. Io posso raccontare cosa si ricordavano i senesi e cosa si ricordavano i fiorentini. Si ricordavano due cose completamente diverse”.

Barbero ha anche parlato dell’ottantesimo anniversario della Liberazione di Firenze e di cosa di quel periodo storico relativamente vicino c’è ancora da chiarire “la storia della Seconda guerra mondiale come quella del dopoguerra ha prodotto una quantità di documenti immensamente superiore rispetto a quello che abbiamo per epoche più remote ma questo non significa che sappiamo tutto”.

Scritto da: Redazione Novaradio


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