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TOSCANA – Ancora molte ombre sulla qualità dell’aria, dell’acqua e del sottosuolo in Toscana, almeno stando ai dati dell’annuario 2024 di Arpat. Riguardo allo stato ecologico dei fiumi, nessuno riscontra qualità elevata e il 18,6% scarso o pessimo. In particolare, se dal punto di vista della balneabilità le acque marine sono in miglioramento (buono per il 63% dei casi), molti più problemi presentano da punto di vista chimico le acque di transizioni, le foci e le lagune. Anche per quanto riguarda le acque sotterranee e le falde, si riscontra il problema della presenza di sostanze perfluorate (pfas), in modo analogo all’anno 2023 (allora il 70% delle acque superficiali e il 30% di quelle profonde era contaminato). Fenomeni su cui hanno un impatto non trascurabile i cambiamenti climatici, e in particolare l’alternarsi di siccità a piogge torrenziali, come spiega Piero Rubellini, presidente Arpat.
Sul fronte dell’inquinamento dell’acqua, migliora la situazione per quanto riguarda i biossidi di azoto a Firenze, mentre rimane critica al piana lucchese sul fronte delle polveri sottili. Sulle diverse performance incide la diversa origine dei due fenomeni: “A Firenze – spiega Rubellini – dove l’origine viene dal traffico, le politiche di riduzione dei mezzi più inquinanti hanno avuto successo. In lucchesia, dove la causa è nell’uso di camini a legna privati, le politiche di riduzione sono state meno efficaci.
Sotto il monitoraggio anche i siti industriali inquinati da bonificare, e i luoghi oggetto di contaminazioni specifiche come i 13 luoghi contaminati dallo sversamento Keu. Riguardo le bonifiche non ci sono novità, ma il direttore Rubellini conferma come ci siano altri siti sotto l’attenzione della magistratura fiorentina.