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FIRENZE – Il Comune di Firenze sostenga la campagna di raccolta firme del referendum per la cittadinanza. E’ quanto chiede il gruppo di Sinistra Progetto Comune, assieme ad alcune delle associazioni di “nuove generazioni di italiani” (i figli delle coppie di stranieri in Italia), snocciolando i numeri dei giovani stranieri: a Firenze 59.244 persone hanno nazionalità straniera, il 16,1% del totale. Di queste, 24.562 ha un’età compresa tra gli 0 e i 35 anni, e rimane residente a Firenze per almeno 4 anni (circa il 50%) o per più di 10 (circa il 20%).
Come noto, per i giovani figli di coppie straniere l’acquisizione della cittadinanza può avvenire solo dopo il compimento della maggiore età e solo in forza di stringenti requisiti (residenza continuativa, reddito etc) che rende molto difficoltoso l’iter anche per chi è nato e vissuto tutta la vita nel nostro paese, come hanno spiegato Benedicta Djumpah (Consigliera d Italiani senza Cittadinanza), Anabely Canari (Presidente IPartecipate, referente CoNNGI), Ikram El Idrissi Sbai (rappresentante ICSE, referente CoNNGI).
Per questo da alcune settimane un ampio numero di realtà associative e della società civile – tra cui anche ARCI – hanno lanciato la raccolta firme per la proposta di referendum abrogativo della attuale legge sulla cittadinanza: il referendum proposto, se approvato, ridurrebbe da 10 a 5 anni il periodo obbligatorio di residenza in Italia per ottenere la cittadinanza: il che renderebbe possibile diventare italiani per molti migranti economici e migranti involontari (figli di stranieri arrivati in Italia per ricongiungimento familiare) che non potrebbero diventarlo neppure con l’introduzione di “ius scholae” o “ius soli”.
“Con un ordine del giorno chiediamo al Consiglio comunale di sostenere formalmente il Referendum Cittadinanza – spiega Dmitrij Palagi, consigliere SPC – di impegnarsi nella promozione del Referendum e delle istanze di italiani e italiane senza cittadinanza, senza limitarsi alla cittadinanza onoraria da riconoscere almeno secondo i criteri dello ius soli. E soprattutto di sviluppare strumenti di supporto per chi non ha cittadinanza e si ritrova a far fronte a un impianto discriminatorio, a cominciare dal piano degli adempimenti”.