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FIRENZE – Dopo aver animato gran parte del dibattito politico estivo, suscitando un forte confronto-scontro tra le forze politiche, la proposta rilanciata da Forza Italia di introdurre lo “ius scholae” per la cittadinanza dei giovani nati in Italia da genitori stranieri, è stata rimossa dall’agenda del vertice di maggioranza del 30 agosto. Una questione che allarma non poco i giovani italiani di seconda generazione – ad essere interessati sarebbero circa 80 mila in Toscana, 21 mila solo a Firenze – preoccupati (a ragione forse) che come in passato il tema venga nuovamente derubricato e scompaia dai radar della politica.
La cittadinanza per i giovani di seconda generazione, dice Anabely Canari, presidente dell’associazione “IPartecipate” che a Firenze si occupa di promozione e diffusione dei temi della cittadinanza globale e del multiculturalismo, “non deve essere vista come un premio ma come un giusto riconoscimento di un diritto fondamentale”. “E’ necessario però – avverte – che la proposta sia ben strutturata, evitando di introdurre nuove forme di esclusione. Cruciale è evitare che il rendimento scolastico diventi un criterio esclusivo” come ad esempio la proposta fatta in passato di un voto di almeno 90/100 alla maturità. Nell’ultima proposta fatta da Tajani si parla di percorso scolastico di almeno 10 anni, aprendo un dibattito anche su questo: secondo alcuni osservatori, anche questo sarebbe un ostacolo di fatto alla cittadinanza. Per Canari quel che conta invece è andare avanti: “L’importante è che su questo ci si prenda una responsabilità e serietà, spesso dimentichiamo che parliamo di vite delle persone”.