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FIRENZE – “La Regione sostenga e approvi tramite legge la costituzione di un consorzio pubblico, che possa rilevare lo stabilimento ex Gkn di Firenze, portando così avanti il processi di reindustrializzazione che l’attuale proprietà ha finora dimostrato di non voler proseguire”. E’ la proposta, messa nero su bianco dagli operai del Collettivo di Fabbrica in forma di testo di legge regionale da sottoporre al Consiglio regionale della Toscana, per dare una svolta positiva ad una crisi e una vertenza che ormai si appresta a svoltare il giro di boa dei 1.000 giorni di lotta.
L’invito, lanciato dagli stessi rappresentanti del Collettivo di Fabbrica arriva in occasione della presentazione della seconda edizione Festival di Letteratura Working Class (dal 5 al 7 aprile presso l’ex Gkn di Campi), nel momento forse più buoi della crisi industriale fatta esplodere il 9 luglio 2021 con le lettere di licenziamento via mail mandate ai 440 operai: oggi i dipendenti sono ridotti a 180, senza stipendio né cassa integrazione da gennaio, con una proprietà – la QF di Francesco Borgomeo – che è in liquidazione, non ha mai presentato un piano industriale né un piano sociale per gli ammortizzatori, diserta gli incontri dei tavoli istituzionali, compreso l’ultimo al Ministero delle imprese. Per di più in un clima di crescenti tensioni e sospetti, in cui QF denuncia una situazione di “illegalità” nello stabilimento e chiede l’intervento dl Ministero dell’interno, mentre il Collettivo segnala la manomissione dolosa della centralina che tre giorni ha tolto l’elettricità allo stabilimento (tutt’ora al buio).
“Non sappiamo a quale illegalità si riferisca l’azienda, il legittimo sospetto è che su quell’area ci siano delle logiche speculative” dice Dario Salvetti, portavoce del Collettivo di Fabbrica, con qualcuno che si è macchiato di un atto inquietante non di criminalità comune, di qualcuno che sapeva dove mettere le mani per togliere l’elettricità allo stabilimento”. Ad essere nell’illegittimità per gli operai è invece l’azienda: “Per due anni ha preso soldi pubblici di cassa integrazione per non fare nulla, per logorarci. Oggi non c’è neppure questo teatrino perché non ha chiesto nessun ammortizzatore sociale e non paga” e offre briciole per andare via con gli esodi incentivati: “una violenza morale”.
L’unico progetto industriale che c’è, è quello elaborato da Collettivo di Fabbrica, ricorda Salvetti, ma difficilmente potrà sostanziarsi “senza un intervento pubblico”. Di qui la predisposizione della bozza di legge regionale per creare un consorzio pubblico, aperto a Regione, Comune, università ed enti di ricerca, privati e cooperative dei lavoratori per “aprire una discussione con la proprietà sul possesso dello stabilimento”. Nulla di nuovo, la legge c’è già, e perfino alcuni precedenti come il Consorzio Apuano che provò e rilevare l’area ex Eaton a Massa: “Chiediamo a ogni consigliere regionale di riprenderlo e farlo votare, perché gli strumenti pubblici ci sono”.
Una vittoria intanto c’è già, ed è l’organizzazione del Festival di Letteratura Working Class: decine di panel ed incontri con ospiti da molti paesi europei (e non solo), con soli 13.000 mila euro raccolti con crowdfunding e l’apporto di 200 volontari a titolo gratuito. “Abbiamo registrato una psicosi generale sul fatto che lavoratori senza stipendio parlino di letteratura, e si raccontino. Degli operai che hanno la capacità di organizzare un festival del genere sarebbero da assumere – ironizza Salvetti – e invece per QF siamo un problema: vuole la fabbrica vuota, uno scheletro”.