*
TOSCANA – Infuria la polemica sul “Piano cave” della Regione, dopo la notizia della norma allo studio della giunta toscana di consentire un aumento del 5% dei volumi di escavazione per quei distretti che vanno verso il superamento dei tetti massimi fissati nella programmazione ventennale 2019-2038 e per cui le imprese e le istituzioni locali ne chiedessero un aumento. Il piano ventennale individua per gli “Obiettivi di produzione sostenibile” un tetto complessivo di poco più di 179,2 milioni di metri cubi; dal 2019 al 2022 ne sono state scavati quasi 6 milioni, con un’impennata dal 2021 al 2022 da 1,3 a 1,8 milioni – di cui quasi un milione e mezzo solo nella provincia di Massa Carrara. L’aumento varrebbe qualcosa come 9 milioni di metri quadrati in più di scavi. I distretti interessati non sono stati ancora individuati, ma stando ai volumi medi annuali già escavati, quattro distretti 4 hanno superato i limiti (i gessi rossi in Val di Cornia, la territe in Garfagnana e gli inerti del Valdarno e a Poggibonsi), e altri 23 veleggiano verso il 70/80% del consentito e potrebbero chiedere un innalzamento del tetto.
Contro quest’ipotesi si sono già levate le voci non solo delle associazioni ambientaliste come Legambiente (“assurdo: le aziende che non hanno saputo programmare l’attività estrattiva in modo da rispettare il limite fissato dalla normativa regionale invece di essere sanzionate vengono premiate”), ma anche di sindacati come la Cgil Toscana (“una scelta incomprensibile” perché contrasta con “la necessità di creare un nuovo equilibrio tra ambiente e lavoro”, e perfino del Pd di zona.
“Per le Apuane potrebbe significare un aumento di oltre 2,5 milioni di metri cubi di escavazione” denuncia Gianluca Briccolani, di Apuane Libere, che oggi pomeriggio alle 17 in Consiglio regionale organizzano un incontro di sensibilizzazione e informazione: “La Regione si fermi, le Apuane sono un parco naturale protetto e sono già individuate come tra i peggiori casi di disastro ambientale in Europa”.