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Strage Moby Prince, 34 anni dopo: “Non ci bastano mezze verità, non smetteremo di cercare giustizia” – ASCOLTA

today11/04/2025

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    Nicola Rosetti, ass. familiari vittime Moby Prince “Io sono 141”, 11 aprile 2025

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FIRENZE – “Sono qui per dare un’assicurazione ai familiari delle vittime e alle associazioni dei familiari delle vittime che il Parlamento attraverso la commissione d’inchiesta che ho l’onore di presiedere continuerà senza sosta nel lavoro che ha intrapreso per, mi auguro, definire una volta per tutte le cause che hanno realizzato questa sorta di immane tragedia”. Lo ha detto ieri a Livorno, in Fortezza Nuova, durante la deposizione di una corona al monumento in ricordo delle Vittime del Moby Prince, Pietro Pittalis, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro del Moby Prince, il traghetto che il 10 aprile si scontrò con la petroliera “Agip Abruzzo” provocando la morte di 140 persone.

Nel suo intervento, Pittalis ha messo in chiaro alcuni punti su che il lavoro della Commissione oggi permette di dare per certo e che smentiscono la “versione ufficiale” per molti anni sostenuta dalle società armatrici e dalle autorità della Capitaneria di porto: che quella notte non c’era affatto la nebbia e in nessun modo quindi può essere causa della collisione; che la petroliera al momento dell’impatto si trovava in un luogo dove non doveva essere, e che ci furono omissioni nei soccorsi (gran parte delle vittime perirono soffocate dai fumi dell’incendio molti minuti dopo l’impatto, in attesa che arrivassero i mezzi di soccorso invece inviati verso la petroliera).

Pittalis ha ha anche detto che la commissione ha “elementi importantissimi” che permettono di dire che il “Moby Prince ha dovuto effettuare un cambio di rotta per la presenza di un terzo natante”. Sarebbe la conferma della ipotesi di “terza nave” che dischiuderebbe scenari inediti – traffici illeciti, manovre militari? – che spiegherebbe anche perché per tanti anni, come denunciato dalle stesse associazioni dei familiari, “si è cercato di raccontare una verità di comodo”.

Parole accolte con favore speranza dai familiari delle vittime, riunite nelle associazioni “Io sono 141” e “10 aprile”: “Anche noi non ci accontenteremo di una mezza verità, siamo a poche miglia da scrivere una pagina di verità storica, e un giorno forse di giustizia. Questa è una ferita non solo per noi, ma per tutta la città di Livorno. Ce la dobbiamo fare, soprattutto per le nuove generazioni”.

Scritto da: Redazione Novaradio