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FIRENZE – Introdurre il reato di femminicidio non serve a nulla, ed anzi rischia di diventare una “foglia di fico” securitaria di politiche per il contrasto della violenza che dovrebbero puntare invece alla educazione e alla prevenzione. A maggior ragione poi se perfino luoghi in cui si esercita la giustizia a favore delle donne che hanno subito violenza diventano luoghi in cui le donne diventano da parte lesa a imputate.
E’ quanto denuncia l nodo fiorentino de collettivo transfemminista “Non una di meno” nel lanciare la manifestazione-presidio in programma domani a partire dalla 8 davanti al Tribunale di Firenze, contro l’inefficacia delle politiche governative in tema di violenza alle donne. A partire dall’introduzione, l’8 marzo scorso, del reato specifico di femminicidio, punito con l’ergastolo: “Vogliamo giustizia da vive, non ergastoli da morte” attacca Nudm Firenze: “Le pene di per sé non risolvono i problemi: se la cultura patriarcale rimane invariata, tale cultura continuerà a riflettersi nell’operato delle forze dell’ordine, dei servizi sociali, dei media, dei tribunali”. Allo stesso modo anche i Tribunali diventano luoghi di “vittimizzazione secondaria”, e solo un’adeguata formazione formazione specifica per tutte le forze dell’ordine, per le/i legali, i/le CTU (consulente tecnico d’ufficio) e per la magistratura sui temi della violenza di genere e che sia progettata e realizzata in collaborazione con i Centri Antiviolenza.
Quel che servirebbe è un approccio radicalmente diverso al tema, anche dal punto di vista penale. “Ad esempio – spiega Isabella, Nudm Firenze a Novaradio – con l’adozione di una legge contro la violenza sessuale che si basi, come avviene altrove in Europa e nel mondo, sul concetto di consenso: perché si può subire violenza anche in silenzio, perché bloccati/e dalla paura. E ancora: politiche di educazione al rispetto e alla sessualità consapevole a partire dalla scuole, più fondi per le politiche di prevenzione, più risorse ai Centri antiviolenza”.