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Firmato della notte tra Israele e Hamas l’accordo per la tregua, che partirà con il cessate il fuoco lunedì prossimo e lo scambio tra ostaggi e prigionieri. In giornata è prevista la riunione del governo Netanyahu per la ratifica, ma molte sono ancora punti interrogativi soprattutto legati alle dichiarazioni dell’estrema destra israeliana rappresentata dai ministri Ben Gvir e Bezalel Smotrich che minacciano di far saltare l’accordo. Il premier israeliano Netanyahu ha annunciato che la liberazione dei primi ostaggi potrebbe avvenire già domenica. Intanto però nella Striscia di Gaza si continua a morire: dall’annuncio della tregia sono oltre 113 i morti per i bombardamenti di tel Aviv.
“Impossibile dire se e quanto reggerà l’accordo – dice Umberto de Giovannangeli, giornalista a lungo corrispondente dal Medio Oriente – sta di fatto che questa è la ‘Pax trumpiana’: l’accordo in sostanza è lo stesso elaborato a maggio 2024, ma viene approvato ora in base ad un preciso patto tra il premere israeliano e il presidente USA entrante. Nei prossimi mesi capiremo quali saranno le contropartite”. Ancor più difficile parlare di prospettive a medio termine, secondo de Giovannangeli: “Solo per rimuovere le macerie da Gaza si calcolano 14 anni. Sicuramente si allontana la prospettiva di due popoli e due stati”.