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L’accordo tra Hamas e Israele per un cessate il fuoco di 42 giorni, che attraverso tre fasi porti il graduale e reciproco scambio tra ostaggi e prigionieri palestinesi e al ritiro delle truppe israeliane ha scatenato l’esultanza della popolazione civile a Gaza ma divide gli osservatori che ne segnalano i molteplici elementi di fragilità.
La notizia non può che far gioire perché “un tregua salva vite”, anche se come spesso accade, nelle more dell’entrata in vigore dell’accordo domenica prossima “assisteremo ad una recrudescenza dei combattimenti, come abbiamo visto stanotte con i bombardamenti israeliani a tappeto che hanno fatto oltre 30 vittime” dice Manfredi Lo Sauro, vicepresidente e responsabile cooperazione internazionale Arci Firenze. “L’accordo è – sottolinea amaramente – è più o meno quello proposto da Biden a maggio 2024 ma accettato solo oggi da Israele per le mutate condizioni geopolitiche, ma in questi mesi ci sono stati decine di migliaia di morti”. Rimane, aggiunge, che “Israele rivede i suoi obiettivi militari, e di fatto il riconoscimento di Hamas come controparte.
La sfida è riuscire a far reggere l’accordo: “Vedremo come andrà il ritiro di Israele dal territorio di Gaza e dai corridoi Netzarim e Philadelphi, ma comunque non segna la fine dell’occupazione e nell’assedio di Gaza, ma levare le truppe dall’interno di Gaza è una sconfitta politica per Netanyahu”. Lo scambio tra ostaggi israeliani e prigionieri palestinest, poi ripropone una cinica proporzione – 1 vita israeliana in media è valutata come 40 vite palestinesi – che ricalca i bilanci delle vittime dalle due parti dal 7 ottobre: 1.200 israeliani morti contro quasi 47 mila gazawi.
In prospettiva quali possibilità ha l’accordo di arrivare ad una tregua duratura e alla ripresa del processo politico di pace, magari fondato proprio sul modello “due popoli, due Stati” evocato ad esempio dal nostro ministro degli Esteri Tajani? “Il presupposto è il riconoscimento dello Stato Palestinese – dice Lo sauro – che acora manca dagli stati più importati, tra cui Usa e molti governi occidentali”