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TORINO – Non è stata una bomba carta ma un ordigno artigianale quello che venerdì scorso è esploso a Torino davanti alla sede del Circolo ARCI “Antonio Banfo” di via Cervino. A rivelarlo è il presidente dell’Arci torinese, Andrea Polacchi, parlando stamani ai microfoni di Novaradio. La deflagrazione non solo ha sventrato la serranda del circolo e infranto le vetrate del Circolo, ma ha fatto cadere calcinacci dall’edificio di fronte e rotto la soglia di granito su cui era stato posato. Un puro caso che nessuna persona sia rimasta ferita: “Ciqnue minuti prima avevano chiuso la serranda, spesso i ragazzi si fermano a parlare nel circolo anche a serranda chiusa”
Immediata è stata la reazione della comunità civile e solidale torinese, che ieri ha svolto un presidio di solidarietà con alcune centinaia di persone davanti alla sede del Circolo, che ha riaperto comunque i battenti e ha ripreso le sue attività. Il “Banfo” è un circolo storico, luogo simbolo dell’antifascismo torinese e della resistenza culturale dell’intera città, ma anche un circolo che sorge nel quartiere “difficile” di “Barriera di Milano”: “E’ il quartiere più povero e a maggior densità di immigrazione, soprattutto dal Nord Africa” racconta Polacchi: “E’ sede di attività di doposcuola per ragazzi e di alcune di collettivi di giovani di seconda generazione, quindi luogo popolare di inclusione e integrazione”.
“E’ il primo episodio del genere” spiega ancora Polacchi, che non nasconde la sua preoccupazione: “C’è un brutto clima, così come in tutto il paese. E’ un circolo molto amato, non cerano state avvisaglie o scritte – aggiunge – ma so che nel quartiere il disagio è forte e le conflittualità son altissime: un alto tasso di criminalità, una grande sofferenza. Aspettiamo l’esito delle indagini, ma sicuramente non faremo nessun passo indietro rispetto alle attività che sono ripartite al 100%”.