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FIRENZE – Ad 80 anni di distanza, un altro piccolo passo verso la verità e la giustizia delle strazi nazifasciste in Toscana: nei giorni scorsi il Tribunale di Firenze ha emesso una nuova sentenza a favore del risarcimento a favore di una delle vittime della strage di Crespino sul Lamone, frazione Comune di Marradi in cui tra il 17 e il 18 luglio 1944 le truppe naziste, in rappresaglia all’uccisione di un soldato, fucilarono 44 civili – uomini e donne – rastrellati dalle case e dai campi circostanti.
Una di queste era Angiolo Pieri, manovale 47enne che quel giorno era impegnato nella falciatura del grano: la sua costrinse la vedova, a causa delle gravi difficoltà economiche, ad affidare ad un orfanatrofio l’unico figlio, che così perse di fatto entrambi i genitori. Una ferita umana non rimarginabile, cui ripara oggi solo parzialmente la decisione del giudice del Tribunale di Firenze, Massimo Maione Mannamo, che ha stabilito un risarcimento complessivo di 391 mila euro per i due nipoti di Angiolo Pieri, che sarà lo Stato italiano a dover versare, secondo quanto stabilisce la legge 36/2022 che ha istituito uno speciale fondo per le vittime riconosciute di crimini di guerra e contro l’umanità patite dai nazifascosti.
La sentenza non è la prima con cui la magistratura italiana riconosce un risarcimento per le vittime della strage di Crespino – a novembre scorso ad esempio furono tre in pochi giorni le decisioni favorevoli del Tribunale di Firenze per altrettante vittime della strage – ma è importante perché riconosce il diritto al risarcimento anche quando a ricorrere non sono le vittime primarie (nel caso, il figlio di Angiolo), ma i loro eredi.
A seguire la vicenda è l’avvocato Diego Cremona, che lavorando in stretta collaborazione con il Comune di Marradi, dal 2023 ad oggi ha già presentato circa 45 ricorsi per 110 ricorrenti in totale. E già una decina circa sono le sentenze con esito positivo: “I tempi sono più rapidi di quanto speravamo, la giustizia sembra muoversi con celerità”. Non solo. L’Avvocatura dello Stato – che più volte ha fatto ricorso in appello contro le sentenze, allungando i tempi di un eventuale risarcimento e provocando non poche polemiche politiche – stia iniziando a mostrare un diverso atteggiamento: “Il ricorso – spiega aa Novaradio l’avvocato Cremona – è arrivato sempre quando il giudice ha riconosciuto al responsabilità in solido al risarcimento delle Repubblica federale tedesca. Dove invece è stata riconosciuta solo una responsabilità generica, il ricorso non c’è stato”. Ed è il caso anche di questa ultima sentenza: la speranza è che quindi l’Avvocatura faccia decorrere il termine senza eccepire ricorso, aprendo la strada al risarcimento cui, secondo la legge, il MEF deve provvedere entro sei mesi dal passaggio in giudicato della sentenza.