Cultura

“Alpi Apuane – Montagne d’acqua”, l’omaggio in foto di Elia Pegollo è anche un atto d’accusa: “Si fermi l’escavazione selvaggia” – ASCOLTA

today04/12/2024

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    Elia Pegollo su mostra “Montagne d’acqua”

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    Elia Pegollo su escavazione e disastro ambientale delle Alpi Apuane

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FIRENZE – Decine e decine di scatti che testimoniano la bellezza straordinaria delle Alpi Apuane ambiente naturalistico e geologico unico messo però a rischio dalla escavazione intensiva dell’economia del marmo.

È il messaggio politico alla base della mostra “Alpi Apuane – Montagne d’acqua” di Elia Pegollo, storico attivista ambientalista e presidente onorario dell’associazione Apuane Libere, che si inaugura oggi presso lo spazio espositivo di Palazzo Bastogi a Firenze (via Cavour 18, fino al fino al 13 dicembre. Orario: da lunedì al venerdì, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00.).

Gli scatti di Pegollo raccontano le Apuane con le sue vette, le sue nevi, i boschi e i fiori – un ecosistema unico, che da solo racchiude in sé oltre 5.00 specie vegetali, oltre la metà di tutte quelle che si trovano in Italia – ma anche la devastazione delle cime  dei crinali generati dall’escavazione, l’inquinamento dei fiumi con la famigerata “marmettola”, il taglio indiscriminato dei boschi, la perdita di biodiversità. Simbolo della mostra la “Dryas octopetala “, una pianta montana migrata sulle Apuane nel corso dell’ultima glaciazione, poi di nuovo scomparsa lasciando però le sue tracce: simbolo delle migrazioni che fanno parte della natura, ama anche dei cambiamenti climatici che oggi è l’uomo a produrre.

Il racconto per immagini delle Apuane “Montagne d’acqua” parte dalle sue risorse idriche: qua si trovano infatti le due più grandi fonti di acqua della Toscana – la sorgente del Frigido di Forno e della Pollaccia – messe però a rischio, come molte altre dell’escavazione incontrollata. Il paradosso è infatti che sulle Alpi Apuane, che pure sono un parco naturale protetto, si continua a scavare: un centinaio sono le cave attive – molte di queste in area protetta, e alcune perfino in alta quota (in spregio ad una legge del 1985). Nel 2015 la prima stesura della “legge Marson” e il conseguente PIT aveva imposto la chiusura di una 30ina di cave dentro il Parco,  ma poi è stata successivamente “snaturata”. E se si darà seguito alle proposte sui nuovi Piani, il rischio è che la situazione possa ulteriormente peggiorare: “Oggi si parla di riaprire cave chiuse da più di 30 anni e in fase di rinaturalizzazione; si prevede nel giro dei prossimi anni l’abbattimento di 47 milioni di metri cubi di materiali, pari a 130 milioni di tonnellate di montagna”.

Lo scopo è quello di lanciare un forte monito su disastro ambientale in corso generato dalla continua e crescente escavazione: “Chiediamo che la norma venga rivista” è l’accorato appello di Pegollo: “Abbiamo i nostri Bolsonaro’ sulle Alpi Apuane che si rapportano alla motagna con il solo scopo di racimolare profitti. La politica torni sui suoi passi, sta dettando regole di un futuro impossibile per la nostra terra: non pensare alle generazioni future”.

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Scritto da: Redazione Novaradio


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