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FIRENZE – Uno stop alla proroga della concessione a Publiacqua del servizio idrico integrato, e l’apertura di una pausa di riflessione politica, che possa portare ad una più consapevole valutazione delle opportunità e dei vantaggi di un ritorno ad una gestione completamente pubblica dell’acqua. Alla vigilia della importante assemblea dell’AIT, l’Autorità idrica Toscana, in cui si dovrà discutere del futuro di Publiacqua e del suo futuro nella “multiutility toscana”, tornano alla carica gli 11 sindaci “ribelli, il fronte composto dai primi cittadini di varia estrazione politica e territoriale – di Sinistra ma anche del Pd e civici, dal Mugello all’Empolese, dalla Valbisenzio alla Piana fiorentina – che si oppongono alla finanziarizzazione dei servizi pubblici che scaturirà con la nascita della holding guidata da Alia, e sostengono la necessità di “scorporare” da questo processo il servizio pubblico integrato, avviando un iter opposto, di ripubblicizzazione dell’acqua.
“E’ un fronte trasversale e non ideologico” tiene a precisare il sindaco di Campi Bisenzio, Andrea Tagliaferri: “I dati dicono che la gestione pubblico-privata non ha dato i risultati sperati in termini di miglioramento del servizio e di riduzione delle tariffe. Non solo: i tanto decantati investimenti attesi dal privato non sono arrivati. “Acea è entrata in Publiacqua con 60 milioni, ora la sua quota ne vale 90. Gli investimenti da 1,2 miliardi sono stati pagati dall’aumento tariffario, e quindi dalle bollette dei cittadini, compresi gli utili e i dividendi milionari che Acea ha distribuito ai suoi azionisti”, spiega Tagliaferri, secondo cui gli strumenti ci sono, e il costo da 100 milioni di euro è affrontabile. E aggiunge: “E’ necessaria una pausa di riflessione per valutare i rischi delle finanziarizzazione e le alternative praticabili di ripubblicizzazione. Il momento è ora, rischiamo di perdere un treno che non ripasserà più”.