“Linger” è il nuovo album dei Mondaze, in uscita il 22 novembre 2024 per Bronson Recordings.
Un messaggio su un muro recita: “Non vogliamo tornare alla normalità perché la normalità era il problema”. Questo potrebbe essere lo slogan dei Mondaze.
“Una routine quotidiana di sveglie innaturali, spostamenti alienanti, ritmi di lavoro sempre più incessanti e desideri indotti artificialmente che ci spingono a consumare cose di cui non abbiamo bisogno. Pasti monotoni, cibo nocivo e un torpore autoimposto mentre siamo seduti davanti alle piattaforme di streaming, perdendo il sonno fino all’ultimo momento possibile. Poi la sveglia suona di nuovo e il ciclo si ripete, con ancora più stanchezza e meno concentrazione”.
Questo è quello che i Mondaze affrontano nel loro ultimo album, “Linger” (Bronson Recordings, 2024), che segue il loro disco di debutto ‘Late Bloom’ (2021). E che si addentra nei temi della memoria e della perdita, della resistenza e della rinascita, bilanciando la delicata bellezza di melodie eteree con l’intenso potere di un muro di suono.
“L’album è nato da un senso di alienazione derivato da un mondo privo di contemplazione”, spiega la band. Un mondo in cui trovare momenti di quiete nella vita di tutti i giorni è diventato raro. La vita è diventata un’esperienza di osservazione da bordo campo, distratti e inconsapevoli come siamo di ciò che abbiamo di fronte. Questo andirivieni continuo costruisce e distrugge paesaggi emotivi e mentali.
Il sound dei Mondaze, da loro stessi definito “heavy shoegaze”, si distingue per la sua originalità: la loro musica è il risultato di una sintesi di influenze che vanno dal punk all’hardcore al metal, e trae ispirazione da giganti del genere quali Swervedriver e Ride, ma anche da band che stanno spingendo lo shoegaze oltre i limiti, come Nothing e Ringo Deathstarr. Se lo shoegaze rappresenta qualcosa nella storia della musica indie, possiamo dire che è l’espressione sonora di uno stato di “intorpidimento scomodo”, una forma di fuga dalla realtà, nascosta sotto strati di chitarre distorte e voci distanti. È un suono che incapsula i disagi della vita ultramoderna più efficacemente di qualsiasi affermazione. A differenza della musica mainstream, che ha a che fare con un pop iperprodotto e con spettacoli sempre più grandiosi, lo shoegaze è diventato la voce preferita dalle generazioni più giovani che si sentono alla deriva, con pochi punti di riferimento.
L’album è stato anticipato dalla title track “Linger”, primo assaggio di questo equilibrio di riff catchy, melodie celestiali e wall of sound, una traccia che amplifica i toni malinconici presenti nella frustrazione e nella rabbia.
Brani come “Driving Out the Weeds” e “Son of the Rambling Dawn” (secondo singolo estratto) hanno invece un approccio più viscerale e fisico. La band descrive “Driving Out the Weeds” come “una chiamata alla rigenerazione attraverso il dolore”; mentre “Son of the Rambling Dawn” esplora “la natura transitoria della vita e l’ineluttabile destino che ne consegue, dove prevale l’incertezza e tutto è destinato a cambiare”.
Mondaze / “Lines Of You”
La traccia di apertura, “Lines of You” mette in mostra la tensione ricorrente tra presenza e assenza, riflettendo su come questa lotta interiore sia onnipresente nella vita quotidiana.
Ossessionata da fantasmi persistenti e ricordi che si rifiutano di svanire, la malinconia del progetto Mondaze non è semplicemente un elemento stilistico, è un’esplorazione profonda dei labirinti in cui si trova una generazione che desidera ardentemente una connessione.
“Dusty Eyes” riflette sull’alienazione e sul dolore della perdita, tracciando un’immagine di fragile speranza sfocata ai bordi, come una luce tremolante di candela che tenta di tagliare l’oscurità interiore ma non riesce a fornire un vero conforto.
“Spesso ci sforziamo di agire il più razionalmente possibile, ma inevitabilmente finiamo per sentirci vuoti e insensibili” (Mondaze)
La natura fugace della vita è un tema chiave in “A Butterfly’s Last Dance”. Qui la farfalla simboleggia un breve momento di libertà e bellezza, un momento destinato a svanire rapidamente. Il testo vuole trasmettere un senso di quiete di fronte a questa bellezza, come se non ci fosse tempo per resistere o aggrapparsi ad essa, incoraggiando una riflessione sull’inevitabilità del cambiamento.
“Linger” è la dichiarazione d’intenti di una band che mira a ritagliarsi un posto importante nell’indie rock italiano, ma che parla il linguaggio internazionale dell’attualità: un linguaggio che la band abbraccia con sicurezza, senza paura di stare sulle spalle dei giganti.
Mixato da Chris Fullard (già collaboratore di IDLES e Boris) e masterizzato da Maurizio Baggio (The Soft Moon, Boy Harsher) “Linger” è un album dalle radici profonde, caratterizzato da arrangiamenti in grado di sintetizzare perfettamente un approccio moderno e paesaggi onirici e inquietanti. Le chitarre tornano come centro di creazione del mondo, poiché alimentano sensazioni mediante sovrapposizioni raffinate in cui le influenze si fondono, esprimendo una sensibilità moderna. Un album che attinge alle emozioni profonde di generazioni che non vogliono tornare alla “normalità” del passato.
I MONDAZE sono
Matteo Vandelli (voce, chitarra)
Margherita Mercatali (chitarra)
Lorenzo Capacci (basso)
Michele Leonardi (batteria)
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