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FIRENZE / PALESTINA – Venti giovani palestinesi, in maggioranza donne, 8 mesi di formazione sui media digitali, l’ambizione di farne un nucleo di “media activist” che possano contribuire a raccontare, anche a noi “occidentali”, la realtà che si vive quotidianamente nei Territori Occupati della Cisgiordania.
Si chiama “Eyes on Hebron” il nuovo progetto di cooperazione internazionale promosso da ARCI Firenze in Palestina. Realizzato in collaborazione sul territorio con il Palestinian Center for Media, Research and Development (PCMRD), consentirà ad un gruppo di giovani donne e uomini di Hebron di costruire carriere indipendenti attraverso la formazione professionale sul lavoro nei media digitali.
I giovani coinvolti si impegneranno in una formazione di 60 ore per diventare produttrici professionali in diversi ambiti dei media digitali, con focus particolare nelle attività di denuncia delle violazioni dei diritti umani. Il gruppo beneficiario sarà costituito per lo meno al 60% da donne. Il lavoro di formazione si incentra sui media digitali, con la produzione di audio (podcast), produzione visuale, sviluppo di contenuti e produzione musicale. Al termine del progetto sarà realizzata una produzione digitale multilingua.
Hebron, che con i suoi 22/230 mila abitanti è una delle più importanti città della Cisgiordania dal punto di vista economico, spiega Manfredi LoSauro, “è uno dei centri della resistenza palestinese e della repressione dell’esercito e dei coloni israeliani, spiega Manfredi Lo Sauro, Coordinatore delle Attività di Solidarietà e Cooperazione Internazionale di Arci Firenze: “Dal 1994 la città è stata divisa in due, con la parte che comprende il centro storico Unesco riservata a circa 700 coloni fondamentalisti ebrei, separata dal resto attraverso un sistema di 16 check point, e alcuni abitanti che non possono nemmeno accedere all’altra parte. Per questo è nata l’idea di creare un progetto che potesse dare da un lato lavoro ma servisse anche da denuncia di una situazione ignorata dai media che passano solo le veline del governo di Tel Aviv”.