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FIRENZE – Un viaggio spirituale e filosofico, guidato da un Maestro e il suo Allievo, in un mondo che rispecchia le problematiche e le dinamiche del nostro sistema capitalista. Debutta sabato 2 e domenica 3 novembre (ore 20,30) al Teatro Goldoni di Firenze “L’anima buona del Bhutan”, spettacolo teatrale di Filippo Renda – in scena con Antonio Fazzini – parte de la “Trilogia del desiderio”, progetto teatrale sul rapporto che la società contemporanea ha con la possibilità di immaginare utopie comuni.
“L’anima buona del Bhutan” è ambientato in un contesto contemporaneo, dove i protagonisti sono individui che vivono ai margini della società capitalista, cercando di preservare la loro integrità e umanità in un mondo dominato dall’avidità e dall’individualismo. I due narratori, figure spirituali e guidatori di questo viaggio, conducono lo spettatore attraverso storie che si intrecciano, esplorando la possibilità di vivere secondo principi di bontà e altruismo in un sistema che sembra premiare l’opposto. Attraverso dialoghi ricchi di ironia e paradossi, tipici del pensiero taoista, il Maestro sfida continuamente l’Allievo a guardare oltre le apparenze e a comprendere la complessità della vita e la profondità degli insegnamenti spirituali. Questa dinamica crea momenti di confusione, riflessione e, infine, illuminazione, offrendo agli spettatori una narrazione ricca di umorismo sottile e saggezza. Situazioni diverse mettono alla prova i protagonisti, alternando il racconto principale a riflessioni filosofiche e generando spunti di meditazione sulla vita e sulle scelte personali. Immersi nel Taoismo, i due personaggi esplorano le sfide di una vita guidata dalla bontà e dall’altruismo, in contrapposizione alle tendenze egoistiche e materialistiche prevalenti nella società.
Le opere della “Trilogia del desiderio” si nutrono del pensiero di Mark Fisher, filosofo britannico scomparso nel 2017, e costituiscono un tributo alla sua opera. Esistono modalità che ci permettano di rifiutare la società dello sfruttamento e vivere felicemente, senza dover ricorrere a fughe fisiche o mentali? Purtroppo, non esistono più luoghi per la condivisione sociale e, se esistono, vengono demonizzati. Quegli spazi sono stati sostituiti dagli infiniti istanti che ci regalano i touch sugli schermi dei nostri dispositivi, che non sono in grado di offrirci alcuna forma di piacere, ma ci affondano in una perenne apatia, nella consapevole illusione che arrivi un’immagine, un video, un messaggio realmente stimolante.