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FIRENZE – Debutta mercoledì 30 ottobre alle 21.00 al Teatro Cantiere Florida “Avrei preferito essere un gabbiano”, il nuovo spettacolo di Teatro dell’Elce, di e con Marco di Costanzo, dedicato alla storia del fiorentino Rodolfo Siviero.
Un lavoro che intreccia la storia dell’uomo diventato famoso per aver recuperato le opere trafugate allo stato italiano dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale a quella dell’Italia repubblicana, tra luci e ombre, spacconate e segreti, fino alla definitiva caduta delle illusioni. C’è anche una terza vicenda, quella più misteriosa dell’umanità di Siviero: una sorta di discesa agli inferi, un percorso tortuoso che indaga le sfumature di un animo tormentato, in cui gli slanci convivono col più cupo disincanto. Ad animare questo viaggio oltre alla voce narrante di Marco Di Costanzo, la voce recitante Stefano Parigi e il violoncello elettrico e voce Annamaria Moro.
“Questo spettacolo nasce da una serie di coincidenze – racconta Marco Di Costanzo – la prima è l’incontro con la figura di Siviero, avvenuto a seguito della commissione di un lavoro teatrale. Non ne avevo mai sentito parlare prima, né di lui né della sua “casa museo”, che pure si trova a pochi isolati dal luogo in cui sono nato. Nato nel 1911 e morto nel 1983, la sua vicenda personale è materiale molto interessante da sviluppare in una drammaturgia, in particolare perché contiene la Storia con la “S” maiuscola e, allo stesso tempo, è cronaca dei miei luoghi e del mio tempo. Mi ha sempre incuriosito il fatto che, da bambino, potrei aver incrociato Siviero per strada”. E prosegue: “Un’altra coincidenza è stata la scoperta di un corpus di informazioni sulla vita di Siviero, di segno opposto alle fonti ufficiali. Se è vero che trovavo molto stimolante la possibilità di scrivere su un “grande personaggio”, la scoperta del Siviero intimo mi ha conquistato definitivamente. Ultima, decisiva, coincidenza: l’incontro con Annamaria Moro, violoncellista e cantante. La possibilità di improvvisare atmosfere sonore con un violoncello elettrico ha posto le basi per la forma dello spettacolo, che ha preso a somigliare al concerto di una piccola band i cui “strumenti”, oltre al violoncello, sono le voci: il canto di Annamaria, la voce recitante di Stefano Parigi e quella narrante, la mia. Ecco che in un tempo insolitamente breve era pronto uno spettacolo su Siviero, sulla scrittura, sulla storia d’Italia; un regalo del caso, che con grande entusiasmo portiamo al debutto”.