*
FIRENZE – Lavori che procedono più lentamente del previsto, scarsa trasparenza, problemi di smaltimento e stoccaggio delle terre di scavo. All’indomani del sopralluogo del governatore Giani al cantiere del tunnel TAV in cui è stato ribadito il regolare avanzamento dei lavori con la prima fresa arrivata alla fine di Viale Lavagnini, l’avvio della seconda fresa entro metà novembre e confermata la stima di fine lavori per il 2028,i coordinamento dei comitati segnala una serie di questioni che pesano sulla realizzazione della grande opera: “I lavori sono andati avanti ad un ritmo di 5 metri al giorno, più lentamente dl previsto, segno di una prudenza anche da parte dei costruttori, ma è improbabile che i lavori finiscano entro il 2028” segnala Tiziano Cardosi, del coordinamento, che aggiunge: “C’è un problema con le terre di scavo, sono argille molto liquide che non fanno in tempo a seccarsi prima del trasferimento alla ex cava di Santa Barbara”. In base alle informazioni dei comitati, si starebbe pensando di mischiarla e cemento e calce per consolidarle: “Altro che collina da destinare a parco e coltivazioni, è l’ennesima colata i cemento”.
Inoltre si confuta la narrazione dei vantaggi attesi: “Si promettono più convogli regionali ma nel piano di investimento delle Regione non c’è traccia di acquisto di nuovi treni” dice Cardosi. E più in generale si ribadisce la inutilità di una opera del genere: “Il risparmio di tempo di pochi minuti sui tempi di percorrenza è irrisorio rispetto ai costi sostenuti, lo stesso risultato si sarebbe ottenuto con la realizzazione di due binari in più in superficie, che oggi sarebbe già stati in funzione spendendo dieci volte di meno”. “Ma il vero interesse – conclude – non è migliorare il servizio ferroviario, ma solo scavare gallerie: quello è il vero affare”.