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FIRENZE – “Giù le mani dalle montagne toscane”: questo è il titolo della manifestazione convocata per sabato prossimo, 28 settembre, alle 15:00 davanti alla sede della Regione Toscana dal Coordinamento dei comitati delle cinque montagne – Apuane, Montagna Lucchese, Montagna Pistoiese, Mugello e Pratomagno – per portare avanti in modo congiunto una serie di battaglie, spiegano i comitati, in “difesa dalla distruzione e dallo sfruttamento delle ultime frontiere di biodiversità e di selvaticità” della nostra regione.
A partecipare, tra gli altri, i comitati che si battono contro l’escavazione indiscriminata sulle Alpi Apuane, e quelli contro la realizzazione del mega impianto eolico a Villore di Vicchio in Mugello. Ma anche quelli che si oppongono al taglio indiscriminato dei boschi in Garfagnana e non solo, al progetto di nuova cabinovia della Doganaccia o quello di trasformare una strada bianca del Pratomagno in una lingua d’asfalto di 12 chilometri.
Tra le questioni “calde” c’è anche la questione dello sfruttamento delle risorse minerarie, e in primis la tormentata approvazione del Piano Integrato Peasaggistico delle Alpi Apuane, che dovrebbe introdurre vincoli e limiti all’escavazione ma che è bloccato ormai da quasi un anno in Consiglio Regionale, per i contrasti tra l’ala “ambientalista” favorevole alla restrizione delle aree di escavazione, e i sindaci del territorio – compresi quelli del Pd – che segnalano errori nel piano e minacciano ricorsi. “Sulle Apuane, caso unico nel mondo, esistono 39 cave attive nell’area di un Parco Naturale, e dal 2015 il Pit ha permesso di riaprirne di vecchie, chiuse da anni” denuncia Gianluca Briccolani: “Nelle economia mineraria ci sguazzano tutti, perché è più facile fare soldi con il marmo piuttosto che creare posti di lavoro sicuri e puliti”. E aggiunge: “Quel che servirebbe non è solo bloccare le cave ma, almeno chiudere quelle che sono state riaperte negli ultimi dieci anni, come prevedono le norme europee”.