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FIRENZE – Palazzo Pitti a Firenze apre al pubblico le porte dell”appartamento della duchessa, al secondo piano della reggia medicea: prende il nome da Anna di Francia, vedova del duca Amedeo d’Aosta, l’ultima che vi abitò. Visibili solo in rare occasione, ora per la prima volta questi spazi diventano accessibili in modo strutturale: l’appartamento aprirà il 29 settembre e successivamente sarà organizzato un calendario di visite accompagnate ogni domenica a partire da novembre. L’attuale allestimento è frutto di un restauro che ha ricostruito gli ambienti ottocenteschi attraverso gli inventari di corte.
L’appartamento è costituito da più stanze, alcune delle quali affacciate sul Giardino di Boboli. Costruito in epoca medicea, quando Cosimo I de’ Medici ed Eleonora di Toledo acquistarono il palazzo per trasformarlo in reggia granducale, a metà Seicento divenne residenza di Ferdinando II e Vittoria della Rovere. Ospitò poi la collezione di manoscritti, strumenti matematici e opere d’arte del cardinal Leopoldo che qui si riuniva con l’Accademia del Cimento, da lui fondata nel 1657. Con il passaggio ai Lorena, dal 1790 fino all’arrivo dei Savoia assunse il nome di ‘Quartiere d’inverno’: in questo periodo, sotto il granduca Ferdinando III, ci furono gli interventi architettonici più importanti. Con la fine del Granducato di Toscana l’intero quartiere divenne residenza dei re d’Italia.
Presentando la riaperture dell’appartamento della duchessa, il direttore delle Gallerie degli Uffizi Simone Verde ha spiegato che questo è “il primo passo del percorso di progressiva riapertura e riqualificazione di Palazzo Pitti: dal 29 apriremo l’appartamento della duchessa e in parallelo stiamo andando avanti con il restauro degli appartamenti reali che sono chiusi da 2020 e che versavano in condizioni estremamente critiche: abbiamo dovuto rimuovere i tappeti che sono delle vere e proprie opere d’arte che verranno restaurati. Questi appartamenti riapriranno integralmente entro la fine dell’anno”. Il restauro, ha precisato, riguarda i pavimenti, la messa in sicurezza degli arazzi e la spolveratura dei mobili. Verde ha poi fatto il punto sui progetti in corso per Palazzo Pitti. “Abbiamo affidato a un’equipe di ingegneri la riconfigurazione dei sistemi di illuminazione: ci sono ancora luci alogene che riscaldano, consumano e non sono efficienti. Stiamo lavorando per rifare tutta l’illuminazione del primo piano. Abbiamo anche un problema di trattamento dell’aria, i fancoil stazionano in mezzo alle sale in condizioni veramente impresentabili”. In corso anche un progetto sul mobilio “perché ha bisogno di restauri”.
Per quanto riguarda il Giardino di Boboli, Verde ha spiegato che “un’equipe di ingegneri è incaricata del ripensamento della viabilità e del deflusso delle acque, perché con questo clima c’è un problema molto serio. Abbiamo rimesso in moto 650mila euro della vecchia donazione Gucci per il patrimonio arboreo. Partiranno anche i due enormi cantieri dell’isola di Nettuno e dell’anfiteatro che valgono all’incirca 10 milioni”. Per il futuro dell’anfiteatro il direttore pensa a spettacoli di teatro rinascimentale. “Stiamo lavorando – ha continuato – per rendere esecutivo uno studio di fattibilità che riguarda il cortile dell’Ammannati, che sarà restaurato, e abbiamo chiesto a Roma oltre 5 milioni per il restauro della facciata principale”. In programma anche la riprogrettazione del museo del Tesoro mediceo e un deposito aperto di mobili e arazzi.