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TOSCANA – Gli “shit storm” che nei giorni scorsi hanno preso di mira il sindaco di Impruneta Luca Lazzerini e la segretaria metropolitana Pd Monica Marini, sommersi da centinaia di commenti negativi sui social per il semplice fatto di aver postato delle foto sulla loro partecipazione alla “pastasciuttate antifasciste” organizzate alla Casa del Popolo di Impruneta, non sono un fenomeno nuovo: improbabile che abbiamo una regia unica né che abbia alla spalle grandi numeri, ma il loro impatto è alimentato dal funzionamento stesso dei social network.
A spiegarne il meccanismo è Giovanni Baldini, che da anni studia il fenomeno dei gruppi di estrema destra nel web e sui social: tutto parte da piccoli gruppi chiusi su Fb o in altre piattaforme come Telegram – 10/20 persone – che segnalano ai loro partecipanti i post da colpire. E’ sufficiente un numero limitato ma molto concentrato di commenti – 40/50 in pochi minuti – però, per far sì che gli algoritmi dei social “riconoscano” il tema come “interessante” e lo segnalino a tutta un’altra serie di utenti che hanno gli stessi interessi, scatenando così un effetto valanga. Questo spiega, dice Baldini, come anche post di apparente poca rilevanza possano suscitare tante interazioni.
“I social però si capiscono se si guarda anche fuori. Quando anche la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato La Russa, di fronte ad una aggressione di un giornalista a Torino da parte di Casapound (Andrea Joly, ndr), dice ‘condanno ma…’ è il ‘ma’ che prevale. C’è un’aria diversa dovuta ad alcuni personaggi che non si attengono al proprio ruolo istituzionale” e che perseguono una “normalizzazione” del revisionismo che determinano un’aria diversa nel paese e qualcuno si sente autorizzato” a “sfoghi” non per questo meno gravi: “Questo – sottolinea Baldini – non ne sminuisce affatto la gravità: il neofascismo istintivo non è meno grave di quello organizzato”.