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Da bosco e da riviera - 1 aprile 2025
Filomena Gallo, avvocata Ass. Luca Coscioni, 29 luglio 2024
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TOSCANA – Nei giorni scorsi la Asl Toscana Nord Ovest ha comunicato il suo parere favorevole all’accesso al suicidio medicalmente assistito per una 54enne toscana, completamente paralizzata a causa di una sclerosi multipla progressiva, che aveva rifiutato la nutrizione artificiale. La decisione arriva a pochi giorni da una recente sentenza della Corte Costituzionale (la 135 del 18 luglio scorso) con cui i giudici sono tornati nuovamente sul tema del fine vita e hanno definito con maggior precisione il concetto di “trattamento di sostegno vitale”, una delle quattro condizioni (assieme alla presenza di una malattia incurabile, sofferenze non sopportabili dal paziente e una sua piena capacità di intendere e volere) che la Consulta aveva individuato come necessarie già nella sentenza “Dj Fabo” (la 242/2019).
La donna toscana aveva inviato la richiesta di verifica delle sue condizioni il 20 marzo e a causa del diniego opposto aveva diffidato l’Asl, il successivo 29 giugno, aveva rifiutato la nutrizione artificiale con la Peg essendo totalmente dipendente dall’assistenza di terze persone e ritenendola un accanimento terapeutico. Ora la paziente toscana dopo mesi di attesa e sofferenze, con il rischio di morire per soffocamento anche solo bevendo, potrà decidere con il medico di fiducia quando procedere, comunicando all’Azienda sanitaria tempi e modalità di autosomministrazione del farmaco al fine di ricevere assistenza e quanto necessario.
“E’ la prima applicazione della nuova sentenza della Consulta che ha esteso il concetto di ‘trattamento di sostegno vitale'” spiega a Novaradio Filomena Gallo, avvocata dell’associazione Luca Coscioni a cui si era rivolta tempo fa la donna e che ne aveva reso noto il caso un mese fa: “La Consulta con la sua decisione chiarisce che del concetto va data una interpretazione estensiva: trattamento vitale non è solo quello cui il paziente è già sottoposto ma anche quello cui il paziente dovrà sottoporsi in futuro. Il punto quindi è che “non vi può essere distinzione tra la situazione del paziente già sottoposto a trattamenti di sostegno vitale, di cui può chiedere l’interruzione, e quella del paziente che non vi è ancora sottoposto, ma ha ormai necessità di tali trattamenti per sostenere le sue funzioni vitali”. “Una sentenza che rappresenta un’interpretazione autentica da parte dei giudici costituzionali – spiega ancora gallo a Novaradio – e che apre la strada ai casi di molti altri malati in condizioni simili”. E anche un vincolo al Parlamento, che da anni non riesce ad approvare una legge sul tema e anzi vede la presentazione di ddl con interpretazioni invece restrittive: “Le decisioni della Consulta hanno valore di legge – ricorda Gallo – colmano il vuoto in materia dettando le procedure da seguire per chi vuole procedere con il suicidio medicalmente assistito”.
Scritto da: Redazione Novaradio
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