Cultura

La mostra “Love Letter” di Tayou segna la riapertura dell’oasi dedicata all’arte contemporanea sull’Appennino Pistoiese – ASCOLTA

today08/07/2024

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    Marco Bazzini, curatore della mostra

FIRENZE – Riapre OCA Oasy Contemporary Art and Architecture, il luogo dedicato all’arte e all’architettura, che si svela al pubblico a 900 metri di altezza, sull’Appennino Pistoiese, all’interno dell’Oasi Dynamo.

Sotto la direzione artistica di Emanuele Montibeller ad OCA l’arte e l’architettura si integrano con la natura dell’oasi, una riserva naturale affiliata al WWF, che si estende per circa mille ettari, arrivando sino a 1100 metri di altitudine. Oca, si raggiunge solo a piedi partendo da croce di Piteglio con una lunga camminata nel bosco che si chiude con una mostra accolta all’interno di uno spettacolare spazio espositivo ricavato da un ex stalla.

Il 30 giugno, OCA ha inaugurato la sua stagione con Love Letter, una grande mostra dell’artista camerunense Pascale Marthine Tayou, organizzata in collaborazione con Galleria Continua e curata da Marco Bazzini e Emanuele Montibeller. Da sempre interessato alle problematiche ambientali, come l’inquinamento del pianeta e il conseguente esaurimento delle risorse, Tayou utilizza materiali comuni, per lo più di riciclo, e dà vita ad opere che vogliono far riflettere sulla convivenza tra l’uomo e la natura. Nella grande sala espositiva di OCA il visitatore si trova davanti a un’eterogenea e diversificata presenza di forme scultoree, manufatti, oggetti ed energie di vario tipo che ancora una volta offrono la multiformità del linguaggio visivo di Tayou; un linguaggio basato su archetipi, oggetti realizzati o trovati, che fanno riferimento sia alla maestria dell’artigianato sia ai resti di una società dei consumi. Esempi in mostra di questo linguaggio sono i Poupée Pascale o i Bantu Towels, due iconici corpi di opere che richiamano l’attenzione su un processo basato sull’arricchimento culturale e l’ibridazione. Alle pareti, i grandi affreschi colorati e le Colorful Stones, 2019, raccontano di viaggi e degli effetti della globalizzazione da cui nessuno può considerarsi al sicuro. Tra le altre opere presenti, anche uno dei suoi lavori più rappresentativi, Plastic Bags, 2001-24, una scultura monumentale realizzata con sacchetti di plastica, simbolo del consumismo e dell’inquinamento prodotto dalle nostre società.

L’obiettivo di OCA è di ampliare il percorso espositivo all’aperto e sotto la direzione dell’architetto Roberto Castellani dello studio ss67architetti, nel parco i lavori fervono per arricchire il percorso con le installazioni di Alejandro Aravena, Stefano Boeri, Michele De Lucchi con Mariangela Gualtieri, fuse*, Kengo Kuma, Davide Quayola, Diana Scherer, Matteo Thun, Edoardo Tresoldi.

 

Scritto da: Redazione Novaradio


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