L’edizione 2024 del Primavera Sound di Barcellona è ufficialmente iniziata, e noi di Novaradio Città Futura saremo lì a raccontarla per voi.
Per tutti coloro che seguono Le Selezioni Musicali del Martedì non sarà una novità, ma ci è sembrato opportuno stilare una lista di nomi che non dovreste assolutamente perdervi.
Ecco quindi una selezione (è il caso di dirlo) di band e artisti, divisi per le 3 giornate principali (30-31 maggio e 1° giugno), che consigliamo per chi sarà lì al festival.
Sabato 1 giugno
Wolf Eyes, Auditori Rockdelux, 19:30
Vicino al Parc del Fòrum sorge un auditorium che il Primavera ha a sua completa disposizione. Se all’apparenza l’idea di una venue al chiuso in un festival estivo all’aperto (venue per la quale a volte è necessario fare lunghe code) sia un’idea strampalata, mettere piede nell’Auditori e godere dell’acustica più curata e cristallina possibile, da qualsiasi posto a sedere e qualsiasi angolazione, vi farà ricredere totalmente. Oltre a regalarvi, con ogni probabilità, i live più memorabili del festival.
Quello che fa strano, in questo caso, è associare a questo luogo idilliaco per audiofili e amanti del comfort uno dei progetti musicali più sconvolgenti e disturbanti di sempre.
Se Memphis è la mecca del blues e del soul e Chicago è la mecca dell’house, Providence, Rhode Island, è stata la mecca della musica noise e dell’improvvisazione.
Un punto di ritrovo solidissimo per tutta una serie di terroristi sonori, a cavallo tra la fine dei Novanta e il secolo successivo, al cui centro svettavano i Wolf Eyes. Duo composto da Nate Young e John Olson, originario di Ann Arbor, Michigan, ma presto in pellegrinaggio verso Providence (che non a caso era la città natale di H.P. Lovecraft, uno che di roba mostruosa se ne intendeva).
La loro musica è sempre in fase di mutazione, non è mai uguale a sè stessa ma porta con fierezza lo stesso principio da più di venticinque anni: caos totale. E che sia questo prodotto da microfoni a contatto, feedback, o strumenti a fiato modificati, lascia sempre troppo poco all’immaginazione, un po’ tanto alla possibile acufene che ne deriva.
Li ho visti in tour qualche mese fa, e quello che proponevano era una sorta di musica tribale, quasi ancestrale, con flauti inquietanti e ambient oscura di sottofondo.
Se cercate un’esperienza diversa, eccovi serviti.
Un profilo instagram: @inzane_johnny, pagina di meme musicali curata da John Olson.
Crumb – Plenitude stage, 19:45
Il pregio del Primavera Sound è che può realizzare, in una manciata di giorni, i desideri che ogni nerd musicale (come il sottoscritto) si porta dietro da mesi, o anni. La wish list è spuntabile in vari modi: reunion impossibili (vedi Unwound nello scorso anno), band che tornano a suonare un disco o un certo repertorio lasciato in cantina e, più comunemente, band ancora in attività che però non vengono quasi mai in visita nel vecchio continente (figurarsi in Italia).
I Crumb da Brooklyn non fanno eccezione.
Strumentalmente impeccabili, forti di un background molto solido in vari progetti musicali, poi assorbiti dalla “mollica”. Una band che è effettivamente così: spugnosa e bucherellata, ad assorbire qualsiasi estratto lisergico, il liquido del funk, del trip hop.
Ma anche in grado di mostrare una porosità di dettagli compositivi, di intuizioni sorprendenti, fatte di repentini cambi di passo, o semplicemente, di una scrittura che si accosta al grande indie degli ultimi 20 anni. È una band che sembra incarnare tutte le caratteristiche dei gruppi “che suonano”, cioè che mantengono tutto sommato una struttura classica (batteria-basso-chitarra-tastiere-voce), pur rifuggendo i clichè. C’è groove, c’è introspezione, c’è straniamento, c’è intimismo, ma tutto è sempre e comunque cangiante, non statico, senza porsi troppi limiti formali. Nel disco di recente uscita, AMAMA, si possono sentire anche echi di drum ‘n bass.
Hanno la fama di essere una gran band dal vivo, quindi è un live molto atteso.
Un giro di basso pazzesco: Nina, da Jinx del 2019.
Pelada, Steve Albini stage, 03:45
Orario per stoici, lo so. Difficile però rinunciare, se si è ancora in piedi e girovaganti attorno a quell’ora, al live di un duo che è pura dinamite.
Canadesi, di stanza a Montreal, i Pelada sono il double trouble definitivo: Chris Vargas, vocalist guerrigliera, sempre in prima linea, e il sodale Tobias Rochman, che tesse trame di elettronica minimale, tagliente e brutale, con largo utilizzo di drum machine dal sapore EBM.
Nonostante l’esoscheletro del progetto sia totalmente affidato a una strumentazione elettronica, e la voce sia spesso modificata, l’anima dei Pelada è punk al 110%.
Il disco uscito lo scorso anno, Ahora Màs Que Nunca, è la conferma perfetta di questa tesi, ma la vera consacrazione è arrivata con il loro esordio su PAN, Movimiento Para Cambio, del 2019: un album dinamitardo, 9 brani-molotov che ti esplodono nelle orecchie fondendo l’assalto sonoro techno-punk architettato da Rochman, con i testi politici e rabbiosi di Vargas.
Il progetto si è fatto le ossa soprattutto in contesti che non fossero i tipici locali da band, ma principalmente club, o rave party in quel di Montreal i cui after sono stati puntellati non dalla solita musica new age conciliante, ma dai ritmi marziali dei Pelada.
E da quel momento, non si sono più fermati: Lisbona, Berlino, Tokyo, Parigi, Atene, New York, Stoccolma, sono solo alcune delle città che hanno toccato con i loro set al napalm.
La loro Boiler Room al Primavera del 2022 parla chiaro: https://youtu.be/6CRuKYgfmOU
Non la solita chillout zone.
Un testo: A mi me juzgan por ser mujer, da Movimiento para Cambio, 2019.
Tommaso Bonaiuti
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