Cultura

Cappella Brancacci, il restauro svela nuovi segreti sui come apparivano i dipinti 500 anni fa – ASCOLTA

today29/05/2024

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    Antonella Ranaldi, sovrintendente patrimonio storico Firenze, 28052024

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    Giorgio Caselli, dirigente Belle Arti Firenze, 28052024

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FIRENZE – Dal restauro, appena concluso, agli affreschi della Cappella Brancacci a Firenze sono emerse nuove ipotesi di ricostruzione dell’immagine originaria dei dipinti. È quanto spiegato ieri alla presentazione della fine dell’intervento, sostenuto dalla Fondazione Friends of Florence e da Jay Pritzker Foundation e che ha visto la sinergia di Comune di Firenze, soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio di Firenze, Cnr e l’Opificio delle Pietre dure.

Alberto Felici, funzionario della Soprintendenza, spiega che con “alcuni strumenti diagnostici innovativi si è potuta individuare la presenza di tracce di un elemento chimico che contiene un pigmento che ad oggi è scomparso. Dietro il fondo e sul corpo di Adamo e Eva di Masolino ci sono tracce di pigmento usate per dipingere un bosco e delle fronde che in parte coprivano le nudità. È un dettaglio non da poco perché ci restituisce immagine molto diversa dall’attuale”. Ora, ha aggiunto, “questo dato scientifico dovrà essere messo in relazione con il dato storico e artistico per formulare da qui al 2025 ipotesi puntuali”. Entro la prossima primavera sarà organizzato un convegno in cui saranno divulgati tutti i risultati dell’analisi e le ipotesi interpretative. Alla presentazione anche la sovrintendente al patrimonio storico artistico, Antonella Ranaldi.

L’intervento complessivo di restauro sulle opere della Cappella Brancacci è stato promosso dopo che nel novembre 2020 è stata verificata la presenza del distacco di un piccolo frammento di pellicola pittorica dalla scena con la Disputa di Simon Mago dipinta da Filippino Lippi. Il restauro si è fondato su un lavoro approfondito di conoscenza dell’opera, a partire da un accurato studio delle superfici del ciclo di Masolino, Masaccio e Filippino Lippi. Il lavoro svolto in questi anni sulla Cappella Brancacci ha inoltre consentito di definire strategie per il monitoraggio futuro dell’integrità delle strutture e del deposito della polvere sulle superfici, come ha spiegato il dirigente delle Belle Arti, Giorgio Caselli. 

Scritto da: Redazione Novaradio


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