FIRENZE – Perché mai un uomo ha il permesso di “essere brutto”, mentre alle donne sembra richiesto di rispettare precisi canoni estetici e di apparire sempre giovani e attraenti? È la riflessione su cui si muove “Brutta. Storia di un corpo come tanti”, il monologo tratto dall’omonimo libro di Giulia Blasi (Rizzoli), portato in scena da Cristiana Vaccaro con la regia di Francesco Zecca, in programma sabato 20 aprile al Laboratorio Puccini.
“Un racconto tutto d’un fiato, un monologo esilarante per tutte e per tutti, a metà tra ferocia e risata. La storia della protagonista dall’infanzia alla prima adolescenza, dai vent’anni all’età in cui comincia l’invecchiamento. La storia del suo corpo: un corpo che va nel mondo con la consapevolezza della quantità di spazio che può occupare e di attenzione che può pretendere in ragione di come viene etichettato. L’umorismo dona leggerezza e profondità a questa riflessione attuale, mai retorica, che attraversa un universo caleidoscopico fatto di strade polverose calabresi di fine anni ‘70, di cartoni animati anni ‘80, di guaine contenitive sotto i vestiti e di primi amori (e prime delusioni) a ritmo di successi sanremesi anni ’90.”