Etichetta: Jakarta Records / Periodica Records
Promozione: GDG Press
Uscita: 1 marzo 2024
La colonna sonora di un ideale film popolato da gangster, cartomanti e cantanti “di giacca”. Animato da voci di piazze brulicanti di vita e da un suono proiettato verso le stelle ma saldamente ancorato a una terra bruciata dal Sole. Un disco carico di groove dal sound “losco, pulp, grottesco e romantico” che affonda le proprie radici nel passato per disegnare una nuova, visionaria “città futura”.
Esce l’1 marzo “Città Futura”, il primo album di Bassolino, nuovo progetto artistico del pianista, compositore e producer napoletano Dario Bassolino, attivo nel panorama nu-jazz (e non solo) nazionale e internazionale ma soprattutto esponente di spicco della nuova e vivacissima scena musicale partenopea. Il disco esce in digitale e in formato LP 12” per due etichette seminali, la berlinese Jakarta Records e la napoletana Periodica Records, label di “neapolitan electronics e funk music”.
Prodotto insieme a Paolo Petrella, l’album è arricchito da un gruppo di cantanti e musicisti di tutto rispetto – fra cui Linda Feki (LNDFK) e Andrea De Fazio (Parbleu, Nu Genea) – che dialogano fra loro mantenendo le rispettive identità. “Alla base c’è una forte idea di collettivo: ogni musicista ha il suo spazio espressivo e timbrico, cercando di rompere determinati stereotipi di genere e provando a disinnescare il rischio ‘revival’. La sfida è tutta lì”.
Fra percussioni mantriche e melodie arabe, blues metropolitani e atmosfere cinematografiche, allucinazioni sonore, omaggi neomelodici e discofunk orchestrale si avvicendano le sei tracce – Napoli Visionaria, ‘E Parole, Oro di Miele, Città Futura, Malavita e Fuga Finale – di un disco “enigmaticamente pop, di matrice prog e jazzfunk”, come lo definisce lo stesso Bassolino, musicista influenzato da artisti diversissimi, da Hermeto Pascoal ai Goblin, da Tullio De Piscopo a Franco Califano, passando per Lucio Battisti e Airto Moreira.
Prima di tutto, però, “Città Futura” è un lavoro che rivendica con orgoglio l’affermazione di un sound “meridionale”, nella sua accezione sociologica, al posto dell’inflazionato stile “mediterraneo”. Attraverso un inestricabile groviglio di memoria e invenzione, storia e immaginario, vita e storyboard, l’album rilegge e riattualizza in modo appassionato la cultura pop degli anni ’70 per provare a interpretare il presente, nella convinzione politica che è nelle forme espressive più popolari che si trova la fotografia più autentica di una società. “Sono spesso ispirato dalla filosofia e dalla sociologia. La musica infatti per me ha un valore esplicativo di un certo spazio storico e sociale, è rappresentazione della società” afferma l’artista campano, estimatore di Gilles Deleuze e Alberto Sordi, Mario Bava ed Elio Petri, Monicelli e Sciascia, Volontè e Rodolfo Sonego, così come Antonioni e il cartomante napoletano Gennaro D’Auria.
Un disco “gramsciano”, insomma. Ispirato da un decennio di crisi, realizzato nel pieno della crisi del nostro tempo.