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FIRENZE – Contro la censura diffusa il massacro di civili da parte di Israele nella Striscia di Gaza, per un immediato cessate il fuoco e la ripresa dell’azione diplomatica, ma anche contro il clima di repressione evidenziato dalle cariche sulle manifestazioni di venerdì scorso in Toscana. Si torna in piazza domani anche a Firenze (come a Pisa, alle 14 di domani, qui il link) a otto giorni dalla manganellate della polizia, con una manifestazione unica (quella prevista per oggi dei centri sociali è confluita in quella di domani). E si riparte proprio dal luogo delle cariche, ossia davanti al consolato USA di lungarno Vespucci: è lì che domani alle 18 si danno appuntamento per il concentramento il movimento degli studenti medi e universitari, i sindacati e la forze politiche, le realtà di base. Da lungarno Vespucci poi il corteo si muoverà verso l’Oltrarno, per poi concludersi in piazza Santo Spirito.
Intanto, mentre le indagini vanno avanti su entrambi i casi, emerge la notizia che i primi denunciati sono quattro studenti che si trovavano venerdì in via San Frediano a Pisa. La magistratura starebbe acquisendo immagini e filmati, facendo richiesta anche del girato delle bodycam indosso agli aganti a Pisa e Firenze. A quanto trapela, però in entrambi i casi le telecamere degli agenti sarebbero state spente.
“Stiamo vivendo un clima di grave censura quando si parla di Palestina, se si pensa alla manganellate di venerdì scorso ma anche ad altri episodi”dice a Novaradio Caterina, del Liceo Machiavelli Capponi e del Collettivo Tappa Uno, ma anche in generale “sicuramente c’è una stretta maggiore dovuta alla linea del governo, si vede anche riguardo alla scuola l’intento di reprimere”. “Riteniamo importante poter tornare davanti al Consolato degli Stati Uniti per dimostrare che abbiamo il diritto di manifestare in modo pacifico contro chi sta sostenendo in maniera attiva il genocidio in Palestina”, dato che “gli Usa hanno posto il veto tre volte sulle risoluzioni Onu sul cessate il fuoco a Gaza”. E al presidente di Forza Italia che ha definito i manifestanti “radical chic” contro i poliziotti “veri figli del popolo”, Caterina fa notare che a contraddire queste affermazioni c’è “la composizione sociale si chi è sceso in piazza venerdì, in gran parte italiani di seconda generazione”.
Alla vigilia delle nuove manifestazioni, intanto continuano a suscitare polemica le parole del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che ieri nell’informativa alla Camera, pur dicendosi “turbato” per le immagini delle cariche a Firenze e Pisa e ammettendo che quando ci sono cariche è sempre una “sconfitta”, si è però schierato sulla linea Meloni: “no a processi sommari alla forze dell’ordine”, convinto che “se ci sono gli scontri è perché qualcuno non rispetta le regole”. Riguardo a quanto avvenuto Pisa ha detto che la carica a Pisa è stata lanciata “per garantire l’incolumità” degli agenti impegnati nell’ordine pubblico e dopo che i promotori delle manifestazioni si erano sottratti a qualsiasi tentativo di mediazione con la questura. “Una ricostruzione che non regge, il ministro mistifica la realtà” è il giudizio di Emiliano Fossi, deputato Pd e segretario dei dem della Toscana: “Le Forze dell’Ordine vanno tutelate – ribadisce stamani a Novaradio – ma quello che non possiamo accettare è che la stessa presidente del Consiglio ed il ministro Piantedosi, come oggi a Montecitorio, mistifichino la realtà facendo passare per pericolosi delinquenti ragazzi minorenni che manifestavano per la pace. Chi ha manganellato ha sbagliato ed è giusto che paghi”.