*
FIRENZE – “Dolore e rabbia, ma non stupore: che accadano queste tragedia nel mondo del lavoro è una sentenza quotidiano. La media delle morti è una costante di tre al giorno che perdono la vita andando al lavoro in Italia”. E questo accade perché il mondo del lavoro è stato attaccato, in particolare da questo governo deregolamentato, frastagliato, caratterizzato da precarietà e bassi salari, e questo è il substrato, l’anticamera per gli incidenti sul lavoro, perché la gente pur di lavorare accetta il lavoro purchessia”. Parole di Rossano Rossi, segretario regionale Cgil Toscana stamani a Novaradio.
Domani la Cgil e la Uil hanno indetto uno sciopero di 4 ore con manifestazione alle 16,30 presso il cantiere di via Mariti, cui saranno presenti i segretari nazionali Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri.
“Gli appalti a cascata sono opera di questo governo” dice il segretario regionale Cgil, spiegando che “servono solo a far risparmiare le imprese sui costi, sui tempi, e tutto questo a scapito della sicurezza e della vita dei lavoratori. E questo è colpa non di un destino cinico e baro, ma di scelte politiche”. “In questo cantiere cui lavoravano 61 ditte” sottolinea: “Mi dite come si fa a coordinare 61 ditte, trasmettere mansioni, direttive, tra persone che arrivano da paesi diversi che lavorando in un ambiente pericoloso, con operai irregolari o assunti poco prima? E’ una giungla”.
Quali le contromisure da adottare allora? “Favorevolissimo” si dice Rossi all’introduzione del reato di omicidio sul lavoro si dice il segretario: “che poi vengano fatte più ispezioni e controlli, buongiorno: ma in questi anni sono stati tagliati” tanto che “il 5% delle aziende viene controllato”, e di fatto la probabilità è di un controllo ogni 15 anni. “Va revocata la legge sugli appalti a cascata, ricomposto il mondo del lavoro”. E poi agire anche sui diritti: “Ad esempio con il jobs act e la possibilità licenziamenti facili rende difficile portare avanti le rivendicazioni riguardo la sicurezza sul lavoro”. Le azioni da fare sono molteplici: sul fronte dei salari, dei contratti, della formazione, e anche della repressione. “Sono anni che portiamo avanti queste rivendicazioni ma non è che abbiamo avuto tante risposte fino ad oggi” dice Rossi, senza mostrare molto ottimismo: “Sono scelte politiche fatte in nome della convenienza del guadagno, del mercato. Chi ci governa ha dimostrato in più occasioni di pensare più a tutelare questo rispetto alle istanze dei ceti più deboli, che poi sono quelli che pagano pegno”