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FIRENZE – Proseguono le ricerche dell’ultimo disperso tra gli otto operai coinvolti nel crollo avvenuto venerdì nel cantiere Esselunga di via Mariti. Si tratta di Bouzekri Rachimi, 56 anni, marocchino. Tra le macerie operano ininterrottamente i Vigili del fuoco che tra ieri e la notte scorsa hanno rimosso la trave che ha ceduto provocando il crollo a catena dei solai. Un intervento resosi necessario in quanto, da quanto appreso, la trave si muoveva. Una volta rimossa sono potute riprendere le ricerche del disperso.
L’area, sorvegliata dalla Polizia Municipale, verrà sottoposta a sequestro fino al rinvenimento del corpo del quinto operaio, di cui continuano le ricerche, “rese difficili dal particolare stato dei luoghi conseguenti al crollo, nel quale sussistono condizioni di perdurante insicurezza”.
In cantiere stamani è tornato il pm Sottosanti che assieme alla collega Falcone coordina l’inchiesta. A fare il punto della situazione delle indagini ieri è stato però il procuratore capo Filippo Spiezia. Il magistrato ha parlato di un’ “indagine complessa”, in un cantiere cantiere con “diverse criticità”, quindi con problemi constatati quasi a colpo d’occhio già nella prima ispezione dopo il crollo del 16 febbraio: “Il dato molto empirico che ci siamo fatti da un primo sopralluogo è che vi fossero diverse criticità, che abbiamo constatato nel momento in cui ci siamo portati nel cantiere” senza specificare quali sono questi problemi e mantiene la linea del “massimo riserbo” sulle indagini. Anche suulla dinamica che ha causato il crollo della trave o di un suo elemento specifico che non sarebbe stato ancora ben fissato Spiezia si è limitato a dire che “è prematuro, non possiamo dire nulla”.
Confermata invece dal procuratore la notizia secondo cui in cantiere ci fossero operai non in regola con il permesso di soggiorno. “vi fosse una condizione di irregolarità circa la loro presenza sul territorio nazionale”, “detto questo diverso è il discorso per quanto riguarda le posizioni contrattuali e quant’altro” oggetto di successivi accertamenti. in base ad indiscrezioni, Buozekri Rahimi, sarebbe stato privo di permesso di soggiorno; mentre Mohamed El Ferhani, aveva fatto ricorso al Tar dopo che la sua richiesta di protezione umanitaria sussidiaria era stata respinta (e quindi in una sorta di periodo di “vacatio” del titolo di soggiorno).
L’Asl Toscana Centro ha reso noto col direttore del Dipartimento Prevenzione Renzo Berti che su cantieri come questo “il monitoraggio è molto frequente” tanto che l’ultima verifica è stata fatta il 12 gennaio e “non aveva dato luogo a rilievi”. E “ce ne erano state altre precedenti, perché c’è una sistematicità di controllo” sui subappalti perché “può accadere che ci siano fatti con un criterio non adeguato”. Ma anche su questo, dice, “non abbiamo rilevato niente”.
Sono vari i mazzi di fiori, le candele, i disegni e i biglietti appoggiati alla recinzione del cantiere. Ieri sera poi c’è stata una fiaccolata e un presidio promossi da alcuni movimenti fiorentini e dai residenti del quartiere. Su uno dei mazzi di fiori c’è scritto: “Agli eroi morti sul lavoro per colpa dei politici e dei padroni che pensano solo ad arricchirsi”. Un altro recita: “L’edilizia è un lavoro serio. Impariamo a dire no e ad accettare i no”. Su un cartello arancione la scritta “il dolore non ha colore” e “sangue del nostro sangue”. Poco distante anche uno striscione con la scritta: “Fateci un parco. Ci abbiamo sempre voluto un parco”.