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TOSCANA – “No alla vendita del ramo azionario di Poste Italiane”: è l’appello rivolto dalla Slc-Cgil Toscana a società civile, politica e istituzioni della regione affinché prendano posizione contro la scelta del Governo di cedere azioni in possesso del Mef. Una scelta sbagliata innanzitutto dal punto di vista economico: con la vendita della quota del 29,3% detenuta dal MEF si stima di poter racimolare 3,8/3,9 miliardi di euro da destinare alla riduzione del debito, ossia ai tassi d’interesse attuale 180 milioni l’anno, contro i 250 milioni che il governo incassa oggi dai dividendi azionari.
Dal 2015 anno della prima cessione delle azioni (35% dell’azienda), aggiunge il sindacato in Toscana “abbiamo visto depotenziare la rete postale – accusa il sindacato – con la perdita di 300 uffici e oltre 2.000 posti di lavoro, mettendo operatrici ed operatori di fronte a sovraccarichi di lavoro che compromettono quotidianamente la conformità del loro operato”. Non credibili le rassicurazioni narrate dal ministro Giorgetti sul mantenimento dei livelli occupazionali: “In questi anni abbiamo visto il proliferare di contratti a termine e precari, e alla riduzione dei servizi:” spiega Michele Mengoli, Slc Cgil: “Questa operazione porterà non solo la chiusura degli uffici postali nei piccoli centri, ma anche tenuta della rete dei presidi postali e dei servizi alla cittadinanza”.