ROMA/ISRAELE – Scarcerato ma non liberato: è la condizione del giovane ricercatore italo-palestinese Khaled el Qaisi – arrestato il 31 agosto da Israele al valico di confine di Allenby con la Giordania senza che finora gli siano state formalizzate accuse – dopo la decisione del tribunale di Rishon LeTzion che il 1° ottobre scorso ha disposto la fine del trattenimento in carcere (iniziata il 31 agosto) imponendogli al tempo stesso per 7 giorni di risiedere nei Territori con libertà di movimento ma senza poter espatriare in quanto il suo passaporto è stata trattenuto dalle autorità. Fino a domenica prossima, 8 ottobre, a quel giorno sarà a disposizione della magistratura israeliana. Le condizioni sono legate alle indagini sul suo conto ancora in corso da parte delle autorità inquirente israeliana. Nel frattempo Khaled si è trasferito a Betlemme.
Il rischio che i giudici decidano per la “detenzione amministrativa” – un trattenimento legato a questioni i sicurezza nazionale rinnovabile a tempo indeterminato senza la formulazione di accuse – continua a essere presenta, come segnala Riccardo Noury, ortavoce italiano dell’organizzazione: “Vediamo cosa verrà deciso dalla magistratura israeliana” dice stamani a Novaradio Noury, spiegando che la decisione del Tribunale di LeTzion rilasciare Khaled induce ad un cauto ottimismo.