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FIRENZE – Era sicuramente l’evento maggior richiamo mediatico del festival “Many possible cities”, ma non si è svolto: l’atteso incontro-talk alla Manifattura Tabacchi di Firenze tra Giordano Cavini – uno degli attivisti di Ultima Generazione che a gennaio scorso imbrattò di vernice arancione la facciata di Palazzo Vecchio, finendo per essere “placcato” pochi istanti dopo dal sindaco Nardella – e l’assessore all’ambiente Andrea Giorgio, è saltato per iniziativa degli organizzatori. All’incontro Cavini era stato annunciato in remoto, dato che su di lui pende un “daspo urbano” emesso dopo i fatti di piazza Signoria. Ed invece si è presentato di persona, inducendo la società organizzatrice del festival (Lama), a bloccare tutto, e stigmatizzare il comportamento di Cavini, “reo” di averli messi a rischio di ripercussioni legali.
“Io avevo avvertito della mia condizione giudiziaria per correttezza – è invece la versione di Cavini, stamani ai microfoni di Novaradio – e mi sono presentato non a sorpresa, ma con largo anticipo”. E aggiunge: “La responsabilità di violare il foglio di via che mi è stato assegnato è strettamente personale. Nessuno ha diritto a conoscere la mia situazione giuridica tranne le forze dell’ordine, avrei potuto anche avere un permesso speciale”.
“Peccato – aggiunge – avrei parlato delle richieste di UG, tra cui un fondo permanente da 20 miliardi per chi ne colpito dalle catastrofi naturali”, e “dell’attività di Firenze riguardo l’eco-sostenibilità della città, perché molto di quel che succede a Firenze è difficile da far collimare con la riduzione delle emissioni: ampliamento dell’aeroporto, gentrificazione della città in nome della turistificazione di massa, aumento degli affitti ed esclusione delle fasce deboli”. Insomma, un’occasione persa per il movimento per fare emergere le proprie posizioni? Niente affatto, anzi: secondo Cavini “l’occasione persa è per la politica e le istituzioni di confrontarsi con noi. L’incontro poteva essere fatto”