FIRENZE – Si levano da più parti le critiche al cosiddetto “decreto Caivano”, approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri, che introduce misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, di fatto inasprendo le pene per i minori di 18anni. Tra le novità il daspo urbano per i 14enni, l’ampliamento dei casi nei quali il Questore può disporre misure accessorie, come l’obbligo di firma; l’aumento di un anno della durata massima del foglio di via e l’inasprimento della sanzione. Viene inoltre rimodulato il limite di pena che rende possibile l’applicazione della custodia cautelare nei confronti dei minorenni, indagati o imputati.
“È un lavoro che va a cercare il consenso e che difficilmente avrà dei risultati positivi: sicurezza e galera non sono sinonimi, anzi tutti i dati dicono che chi accede alle misure alternative di detenzione ha un tasso di recidiva molto più basso”, commenta ai nostri microfoni Francesco Carlo in arte Kento, musicista che da anni opera con i suoi laboratori di Rap negli istituti penitenziari minorili italiani (esperienza raccontata nell’ultimo suo libro “Barre. Rap, sogni e segreti in un carcere minorile”). “Vedo molto lavoro sulla repressione e poco sulla prevenzione. Mi preoccupa perché, per quel che vedo con la mia esperienza, i crimini non diminuiranno e invece si riempiranno le carceri. Il costo per i cittadini è zero, ma il costo sociale sarà molto alto”.