LIVORNO – Si sono concluse alle tre della scorsa notte al porto di Livorno le operazioni di sbarco dei migranti della Geo Barents rimasti a bordo dopo la prima tappa due giorni fa a Marina di Carrara. Dalla nave di MSF sono scese in tutto 132 persone: qualche decina in meno delle 103 inizialmente annunciate. Tra loro non solo adulti come si ipotizzava in un primo momento: a sbarcare anche 12 donne e 73 minori. Di questi ultimi, 57 sono minori non accompagnati: 10 sono stati inviati al centro di accoglienza speciale per minori di Piombino, mentre gli altri 47 sono invece stati fatti montare su pullman per essere trasferiti a Taranto: altri 900 km e 8/9 ore di viaggio, che si sommano ai 4 giorni già trascorsi in nave, per raggiungere una destinazione finale che dista non più di 7/800 chilometri dal punto di salvataggio. Altri adulti sono stati inviati verso i centri di accoglienza individuati a Genova e Campobasso.
Un “trattamento orribile” per le persone fragili secondo l’ong Medici Senza Frontiere, che punta il dito sulla carenza di organizzazione e comunicazione: “Avevamo comunicato al Viminale la situazione delle vulnerabilità, ma le autorità locali non ne sapevano nulla”. Di “gestione inumana” che “mette sotto stress il sistema di accoglienza” hanno parlato le assessore regionali al welfare e Protezione civile, Serena Spinelli e Monia Monni, sottolineando che le richieste di “non dividere lo sbarco” e “far scendere a Carrara le persone fragili” non sono state accolte; secondo quanto riferito dalle due assessore, una “giovane incinta di qualche settimana ha abortito” nella sede di Carrarrafiere.
“Una situazione indecente, insostenibile insopportabile” l’ha definita anche il sindaco di Livorno, Luca Salvetti: “Livorno è e rimane un porto aperto e continueremo a fare la nostra parte ogni volta che ci sarà da accogliere i migranti – ribadisce stamani a Novaradio – ma il governo governo qualche risposta ce la dovrà dare sul modo in cui vengono gestiti questi sbarchi”
